Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sta affrontando una crisi del personale sanitario senza precedenti. Le cause sono da ricercare negli errori di programmazione, nel definanziamento e nelle recenti dinamiche che hanno alimentato demotivazione e disaffezione dei professionisti verso il SSN.

Urge un adeguato rilancio delle politiche per il personale sanitario.

«L’offerta dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali, infatti, sarà sempre più inadeguata rispetto ai bisogni di salute delle persone. In questo modo, sarà impossibile garantire il diritto alla tutela della salute». È quanto dichiarato da Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, nel corso dell’audizione presso la XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati.

I tagli al SSN e la crisi del personale sanitario

Cartabellotta ha analizzato le dinamiche che hanno portato negli anni alla crisi del personale sanitario. «I tagli al SSN e il sotto-finanziamento cronico hanno determinato una forte contrazione degli investimenti per il personale sanitario dipendente e convenzionato. Ciò – ha sostenuto il presidente della GIMBE – attraverso misure come il blocco delle assunzioni o i mancati rinnovi contrattuali. Ed anche per il numero insufficiente di borse di studio per specialisti e medici di famiglia. Inoltre, l’assenza di una programmazione adeguata ha aggravato la progressiva carenza di professionisti sanitari, mentre l’emergenza COVID-19 ha poi slatentizzato una crisi motivazionale già in corso». Si deve anche considerare che oggi sempre più giovani disertano l’iscrizione a corsi di laurea come scienze infermieristiche e specializzazioni mediche meno attrattive come emergenza-urgenza. Numerosi professionisti, invece, abbandonano il SSN per lavorare nel privato o addirittura all’estero.

Pensionamenti e violenza ai danni dei sanitari

Sono anche da considerare i pensionamenti previsti tra medici (ospedalieri e di famiglia), infermieri e altri professionisti sanitari, aggravati da burnout e demotivazione. Questi stanno riducendo sempre più la forza lavoro della sanità pubblica. Ciò ha inevitabilmente peggiorato la qualità e la sicurezza del lavoro per chi rimane, spesso costretto a turni massacranti in condizioni di carenza di organico. Inoltre, l’aumento dei casi di violenza fisica e verbale ai danni dei sanitari, soprattutto nei Pronto soccorso, ha compromesso la sicurezza e le condizioni di lavoro.

Il peso della burocrazia e la scarsa digitalizzazione, infine, complicano il lavoro quotidiano dei professionisti sanitari, alimentando inefficienze e frustrazione.

Urgente rilanciare le politiche sul capitale umano

La crisi del personale sanitario non è solo una questione economica, ma una priorità cruciale per la sostenibilità del SSN.

«Liste di attesa interminabili – ha proseguito Cartabellotta – Pronto soccorso affollati, impossibilità di trovare un medico di famiglia hanno un comune denominatore: la carenza di professionisti sanitari. E pure la loro disaffezione e il progressivo abbandono del SSN».

È urgente, dunque, rilanciare le politiche sul capitale umano per valorizzare la colonna portante della sanità pubblica, rendendo nuovamente attrattiva la carriera nel SSN. Bisogna rinnovare i processi di formazione e valutazione delle competenze professionali. Senza questi interventi, il SSN non sarà in grado di garantire universalmente il diritto alla tutela della salute, rendendo vano qualsiasi tentativo di arginare questa crisi.

Il Presidente GIMBE ha presentato in audizione anche diverse analisi mirate a rispondere su come affrontare carenze e criticità riscontrate in tema di personale sanitario.