Il 28% degli italiani soffre di disturbi mentali, un aumento significativo rispetto al 22% del 2022. Lo rivelano i dati di un’indagine Ipsos che segnalano una crescita del fenomeno, in particolare tra i giovani adulti (18-34 anni), le donne in gravidanza e nel post-partum. Questi numeri, richiedono interventi strutturati e una maggiore attenzione da parte delle istituzioni, rendendo la salute mentale una priorità nell’agenda del governo
Un nuovo piano per la salute mentale
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Il Ministero della Salute ha istituito un Tavolo tecnico sulla salute mentale, coordinato da Alberto Siracusano, professore emerito di Psichiatria dell’Università di Tor Vergata. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha sottolineato: «Questo governo ha posto massima attenzione sulla salute mentale. Il nuovo Piano d’Azione Nazionale, in via di definizione, sarà condiviso con le regioni entro i primi mesi del prossimo anno».
L’obiettivo è costruire un sistema sanitario più equo, capace di rispondere alle crescenti esigenze dei pazienti, con un focus su prevenzione, diagnosi precoce e trattamenti terapeutici adeguati. Entriamo nel vivo della questione.
Le priorità: giovani, donne e depressione maggiore
Il Tavolo tecnico ha posto in evidenza alcune aree tematiche di particolare rilevanza, definendole come veri e propri “hot points” che meritano un’attenzione approfondita e interventi mirati.
Tra questi, spicca la delicata fase di transizione dall’età evolutiva a quella adulta, un passaggio intrinsecamente complesso e carico di sfide che investono la sfera psicologica tanto dei giovani quanto delle loro famiglie.
Questo momento di trasformazione, spesso segnato da incertezze identitarie e da pressioni sociali, si configura come un crocevia determinante per lo sviluppo di condizioni di vulnerabilità emotiva o, al contrario, per il consolidamento di risorse personali e relazionali.
L’adolescenza, intesa come un territorio di confine tra l’infanzia e la maturità, rappresenta un periodo in cui emergono le prime manifestazioni di disturbi mentali. Il che, rende cruciale un accompagnamento attento e multidimensionale per prevenire esiti sfavorevoli che potrebbero protrarsi nell’età adulta.
Salute mentale e prospettiva di genere
Un altro snodo fondamentale individuato dal Tavolo concerne la salute mentale declinata secondo una prospettiva di genere.
L’attenzione si concentra in particolare sulla depressione peripartum, una condizione che investe le donne durante la gestazione e nel periodo immediatamente successivo al parto.
Questo disturbo, spesso sottovalutato o minimizzato, si manifesta con sintomatologie che vanno ben oltre la comune fragilità emotiva associata al puerperio. In pratica, si configura come una vera e propria patologia capace di compromettere il benessere della madre e l’instaurarsi di un legame sereno con il neonato.
La depressione peripartum non riguarda esclusivamente la sfera individuale. Si riflette profondamente anche sull’intero contesto familiare, generando ripercussioni che possono estendersi a lungo termine, sia sul piano affettivo che su quello relazionale.
L’approccio del Tavolo tecnico si basa su una visione olistica e trasversale. L’obiettivo è intrecciare interventi clinici, sociali e comunitari per creare un sistema di supporto efficace e tempestivo. La promozione di strategie integrate permette di intercettare precocemente i segnali di disagio e valorizzare la prevenzione. Questa metodologia è fondamentale per tutelare la salute mentale e diffondere una cultura di cura consapevole..
Siracusano ha spiegato: «Il nostro lavoro si è basato sull’ascolto e sul confronto con le realtà territoriali. Puntiamo a sviluppare una nuova cultura della salute mentale che metta al centro le esigenze del paziente».
L’impatto economico della depressione
La depressione maggiore rappresenta una delle emergenze più complesse. Eugenio Di Brino, ricercatore presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha evidenziato: «La depressione costa in media 5.000 euro per paziente di soli costi diretti sanitari. Tuttavia, il 70% dei costi totali sono indiretti, legati a isolamento, perdita di produttività e mancata aderenza ai trattamenti». Investire in prevenzione, ha sottolineato, «non solo migliora la qualità di vita dei pazienti, ma sostiene anche il sistema sanitario e produttivo del Paese».
Le famiglie e il ruolo dei caregiver
La malattia mentale non colpisce solo il paziente, ma travolge anche il nucleo familiare. Felicia Giagnotti, presidente di Progetto Itaca, ha dichiarato: «Molti caregiver, prevalentemente donne, sono costretti ad abbandonare il lavoro e sacrificare il proprio tempo. È fondamentale fornire supporto economico e creare reti di inclusione per alleggerire il carico familiare». Rafforzare il collegamento tra famiglie, strutture territoriali e il terzo settore è una priorità.
Un futuro di speranza: verso un approccio olistico
La salute mentale non può essere trattata esclusivamente come una questione clinica. L’approccio “One Mental Health” promosso dall’evento Salute Mentale: Agenda 2025 mira a superare lo stigma, migliorare l’integrazione tra ospedali e territori, e favorire una visione che abbracci la persona nella sua interezza.
Come ha sottolineato il ministro Schillaci: «Lavoriamo per costruire un sistema che dia risposte efficaci a chi soffre e alle loro famiglie, puntando su inclusione, innovazione e prevenzione».
Insomma, grazie all’impegno di istituzioni, esperti e associazioni, si stanno costruendo le basi per un futuro in cui ogni paziente possa ricevere il supporto necessario, vivendo una vita piena e dignitosa. L’obiettivo è chiaro: trasformare una crisi in un’opportunità per promuovere una cultura inclusiva e solidale.