Le COP, note come Conferenze delle Parti, rappresentano eventi internazionali di primaria importanza dedicati alle sfide globali del pianeta. In questa sede, ci concentriamo sulla COP 16 di Cali, in Colombia, un appuntamento rilevante nell’ambito della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD), mirata alla protezione della biodiversità mondiale.
L’incontro è stato definito un flop da più parti, tanto che è in programma un’altra sessione straordinaria nel 2024 e nel 2025. Solitamente le COP hanno un andamento biennale. Vediamo nel dettaglio come è andata, quali sono stati i temi trattati, gli accordi presi e queli disattesi quest’anno a novembre in Colombia.
Origini delle COP: cosa sono e perché si organizzano
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Le Conferenze delle Parti hanno origine dalla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, un trattato degli anni ’90 che ha riunito i paesi con l’obiettivo comune di salvaguardare l’ambiente. Da allora, questi incontri annuali offrono una piattaforma per negoziati, accordi e soluzioni condivise. Se inizialmente erano focalizzati sui cambiamenti climatici, oggi abbracciano anche temi cruciali come la biodiversità, confermando il loro ruolo centrale nella politica ambientale globale.
Cali: capitale della biodiversità
Nel 2024, Cali ha ospitato la sedicesima COP, tenutasi dal 20 al 29 ottobre, che si è distinta per il suo focus sulla biodiversità piuttosto che sul clima. La scelta della Colombia non è casuale: il paese è un mosaico unico di ecosistemi, dalle Ande all’Amazzonia, che riflette l’importanza della tutela della vita in tutte le sue forme.
Durante l’evento si è discusso di temi chiave come la conservazione degli ecosistemi vulnerabili, le minacce dei cambiamenti climatici alla biodiversità e il ruolo fondamentale delle comunità indigene nella protezione ambientale. L’obiettivo principale era rendere operativi gli impegni presi con il “Quadro Globale per la Biodiversità di Kunming-Montreal” del 2022.
I temi trattati nel dettaglio alla COP 16
Durante la COP 16 di Cali, i delegati si sono concentrati su temi fondamentali per tradurre in azioni pratiche gli obiettivi fissati dal “Quadro Globale per la Biodiversità di Kunming-Montreal” del 2022. Gli argomenti trattati sono stati molteplici e strettamente interconnessi, evidenziando la necessità di un approccio globale e coordinato.
Uno dei punti centrali è stato il tema della conservazione degli ecosistemi. Si è discusso di come proteggere le aree naturali più vulnerabili, sviluppando strategie per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2030. Questo includeva la creazione di meccanismi specifici per salvaguardare habitat cruciali come foreste, oceani e zone umide, essenziali per il mantenimento degli equilibri naturali.
L’impatto dei cambiamenti climatici sulla biodiversità ha rappresentato un altro argomento chiave. È emersa l’urgenza di affrontare le connessioni tra la crisi climatica e la perdita di biodiversità, sviluppando approcci per adattare e proteggere gli ecosistemi più a rischio. Inoltre, è stata posta particolare attenzione alla valutazione degli effetti che queste trasformazioni hanno sia sugli ambienti naturali sia sulle comunità umane, in particolare quelle che dipendono direttamente dalle risorse naturali.
Un tema particolarmente sentito è stato quello dei diritti delle comunità indigene, riconosciute come custodi fondamentali degli ecosistemi. Si è lavorato per garantire la loro partecipazione attiva nei processi decisionali e la protezione dei loro diritti. Inoltre, è stata sottolineata l’importanza di valorizzare i saperi tradizionali, spesso fondamentali per una gestione sostenibile e rispettosa della natura.
Infine, è stato affrontato il delicato equilibrio tra economia e biodiversità. Si è discusso di come integrare la protezione degli ecosistemi nei modelli economici, proponendo incentivi finanziari per promuovere pratiche sostenibili e contrastare fenomeni come la deforestazione e il degrado ambientale. L’obiettivo è stato quello di delineare un’economia che non sia solo compatibile con la tutela ambientale, ma che ne tragga beneficio, supportando al contempo chi si impegna attivamente nella conservazione.
Risultati principali conseguiti nella COP 16 di Cali
Nonostante le difficoltà diplomatiche, sono stati raggiunti alcuni progressi significativi:
- Creazione del “Cali Fund”: un fondo globale per redistribuire equamente i benefici derivanti dall’uso delle informazioni genetiche digitali.
- Riconoscimento dei popoli indigeni e discendenti africani: questi gruppi sono stati identificati come custodi della biodiversità, con il supporto di un nuovo organismo dedicato.
- Tutela delle aree marine: definizione di criteri scientifici per preservare zone cruciali per la salute degli oceani.
- Integrazione tra biodiversità e clima: un passo avanti nella sinergia tra politiche ambientali e climatiche.
Sfide irrisolte e attese disattese
Nonostante gli accordi raggiunti, Cali è stata segnata da divergenze, in particolare sui finanziamenti per la biodiversità. Molti paesi sviluppati non hanno ancora rispettato gli impegni presi per mobilitare 20 miliardi di dollari all’anno entro il 2025, creando attriti durante i negoziati. Inoltre, l’assenza di quorum in alcune sessioni ha impedito l’approvazione di decisioni fondamentali, come il bilancio.
I risultati mancati della COP di Cali del 2024
Alla COP15 di Montreal, i paesi avevano concordato che l’obiettivo a lungo termine dovrebbe essere quello di destinare 700 miliardi di dollari l’anno per la protezione e il ripristino della biodiversità. In base all’accordo di Kunming-Montreal, i paesi sviluppati si sono impegnati a contribuire con 20 miliardi di dollari di finanziamenti all’anno entro il 2025, un obiettivo che finora sembra improbabile che venga raggiunto.
In particolare nelle prime ore di sabato 2 novembre, quando la COP doveva essere già chiusa, la Presidente della COP e Ministra colombiana dell’ambiente e dell’agricoltura, Susana Muhammad, ha presentato una bozza di decisione sulla mobilitazione delle risorse, inclusa una disposizione che istituisce uno strumento finanziario globale dedicato alla biodiversità sotto l’autorità della COP. Ne è seguito un dibattito, con i paesi in via di sviluppo che hanno accolto con favore una decisione che implementa l’articolo 21 della CBD e i paesi sviluppati che si sono opposti, citando la frammentazione del panorama finanziario globale.
Alle 8 di mattina, quando molti delegati avevano lasciato la sala della riunione, il delegato del Panama ha chiesto di verificare se i requisiti di quorum fossero stati soddisfatti. In assenza di quorum, la riunione è stata sospesa e diverse decisioni non sono state adottate. Tra queste, le decisioni su: mobilitazione delle risorse; meccanismi finanziari; pianificazione, monitoraggio, rendicontazione e revisione; e, cosa importante, il bilancio.
Il futuro delle COP e i futuri appuntamenti
Dopo Cali, l’attenzione si sposta su Roma, che ospiterà una sessione straordinaria nel febbraio 2025 per affrontare le questioni rimaste in sospeso. Inoltre, nel 2024 altre due COP affronteranno temi correlati: il cambiamento climatico a Baku e la desertificazione a Riad.
In sintesi, la COP 16 di Cali ha messo in luce sia i progressi sia le sfide che restano nell’affrontare questioni di importanza vitale per il futuro del pianeta.