Sono gesti universali che esprimono amore e affetto. I baci e gli abbracci all’apparenza sono spontanei, ma nascondono un dettaglio sorprendente. Essi seguono, infatti, una precisa “preferenza di lato” e ciò si riflette anche nelle opere d’arte.

Un nuovo studio condotto dall’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara e pubblicato sulla rivista Laterality ha scoperto le preferenze di lato dei suddetti gesti affettivi. Così come è stato visto nelle interazioni quotidiane, anche nelle opere d’arte di diverse epoche i baci e gli abbracci riflettono preferenze laterali.

Analizzate dai ricercatori circa duecentomila opere d’arte

I ricercatori del Laboratorio di Psicobiologia, coordinati dal professor Luca Tommasi, hanno analizzato circa duecentomila opere d’arte. Hanno così scoperto che oltre il 60% dei dipinti di baci romantici mostra che la testa è inclinata verso destra. Mentre il 62% degli abbracci mostra che la testa è piegata verso sinistra.

Questa lateralizzazione ha radici profonde. Il bacio è associato a una inclinazione della testa a destra, legata a una preferenza motoria che si manifesta fin dai primi mesi di vita. Quando, cioè, i neonati mostrano una tendenza a girare la testa più spesso verso destra.

Al contrario, gli abbracci mostrano un’inclinazione verso sinistra, probabilmente per il coinvolgimento dell’emisfero destro del cervello, specializzato nell’elaborazione delle emozioni.

I ricercatori collegano questo comportamento alla tendenza diffusa di tenere i neonati sul lato sinistro del corpo, una pratica che rafforza il legame emotivo.

Asimmetrie osservabili anche nelle opere d’arte

Lo studio dell’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara ha evidenziato come queste asimmetrie siano osservabili nei comportamenti quotidiani. Non solo, anche nelle opere d’arte realizzate in epoche diverse si riscontra la tendenza a seguire una inclinazione per i baci e una per gli abbracci.

Capolavori come “Il Bacio” di Hayez o l’abbraccio in “Passionate Lovers VIII” di Corneille mostrano chiaramente queste inclinazioni. E confermano che gli artisti, come spesso accade, hanno catturato dettagli profondi e non verbali della natura umana.

Il legame tra arte e scienza emerge chiaramente da questa ricerca che apre nuovi orizzonti. Non solo per comprendere la lateralizzazione dei comportamenti affettivi, ma anche per osservare come le rappresentazioni artistiche possano essere influenzate da questi meccanismi.

I ricercatori suggeriscono che, oltre alle preferenze estetiche, potrebbe esserci una familiarità inconsapevole da parte degli artisti. Familiarità che ha influenzato la rappresentazione pittorica di questi comportamenti.

La connessione tra l’arte, la psicologia e le neuroscienze

Lo studio ha rappresentato una interessante connessione tra il mondo dell’arte, della psicologia e delle neuroscienze.

Le implicazioni delle scoperte non riguardano solo il passato, ma offrono anche nuove prospettive per comprendere il comportamento umano e la sua rappresentazione artistica.

«Queste scelte artistiche non sono casuali», spiega Luca Tommasi, docente di Neuropsicologia e neuroscienze cognitive della “d’Annunzio”. «Gli artisti, forse inconsapevolmente, hanno rappresentato le stesse tendenze che osserviamo nelle interazioni umane quotidiane, le quali dipendono dalla lateralizzazione funzionale del nostro cervello. Le opere offrono uno specchio della nostra architettura neuropsicologica. E immortalano per sempre comportamenti che molto probabilmente sono stati trasmessi attraverso i geni e potrebbero comportare qualche vantaggio a livello di evoluzione».