Nel mondo si stimano 530 milioni di adulti con diabete, ma il numero è destinato ad aumentare a 640 milioni nel 2030. In aumento soprattutto il diabete di tipo 2, che, rappresentando circa il 90% dei casi, risulta strettamente legato all’eccesso ponderale. Quest’ultimo è spesso associato a stili di vita non salutari.
In Europa la malattia interessa circa 60 milioni di adulti. In Italia, invece, sono affetti da diabete tipo 2 quasi 4 milioni di persone, circa il 6% della popolazione. Si stima, tuttavia, che possano aggiungersi a questo numero 1,5 milioni di persone affette da malattia non ancora diagnosticata.
Gli italiani affetti da diabete di tipo 1 sono, invece, circa 300mila, lo 0,5% della popolazione.
Sono questi i dati aggiornati sul diabete mellito disponibili a livello internazionale e nazionale. E i dati dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) sul consumo dei farmaci per diabetici contenuti nella Relazione al Parlamento 2023.
Diabete mellito, una patologia cronica ed evolutiva
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Il diabete mellito è una patologia cronica ed evolutiva, caratterizzata dalla presenza di elevati livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia). Una malattia rilevante soprattutto per le numerose complicanze micro e macrovascolari a cui le persone vanno incontro.
Fra le complicanze microvascolari, la retinopatia diabetica rappresenta la maggiore causa di cecità fra gli adulti. La nefropatia diabetica è, invece, la principale causa di insufficienza renale cronica.
Le persone affette da diabete presentano, inoltre, un rischio più elevato di complicanze macrovascolari (malattie cerebro e cardio-vascolari) rispetto alla popolazione non affetta.
Gli obiettivi mondiali “Oms Diabete 2030”
Gli obiettivi mondiali dell’Organizzazione mondiale della sanità “Oms Diabete 2030” prevedono che l’80% dei diabetici riceva la diagnosi, che ottenga un buon controllo della glicemia e della pressione arteriosa. Prevedono, inoltre, che il 60% delle persone con diabete di età pari o superiore a 40 anni riceva statine. E che il 100% delle persone con diabete di tipo 1 abbia accesso a insulina e dispositivi per automonitoraggio del glucosio a prezzi accessibili.
Per raggiungere questi obiettivi è necessaria la partecipazione attiva di tutti i governi con azioni che accelerino le politiche di intervento.
Nel corso degli anni, l’Italia ha intrapreso numerose attività per prevenire e ridurre l’impatto del diabete. Ciò sia come patologia a se stante sia per le correlazioni con altre patologie croniche. Con particolare riguardo a quelle derivanti da stili di vita non salutari.
Istituiti in Italia i Servizi di Diabetologia nel 1987
Nel 1987, con la legge n. 115, sono stati istituiti in Italia i Servizi di Diabetologia (SD). Servizi che hanno rivolto particolare attenzione alle tematiche della prevenzione, della diagnosi precoce, della prevenzione delle complicanze. E dell’inserimento nelle attività scolastiche, sportive e lavorative delle persone con diabete.
Grazie a questa norma, in Italia è presente una rete di SD unica al mondo per organizzazione e capillarità di diffusione su tutto il territorio nazionale. 650 sono i punti di erogazione specialistica (centri e ambulatori di diabetologia), 350 i centri diabetologici con team multiprofessionale e 300 ambulatori con diabetologo singolo.
Ma occorre continuare ad agire sia per la prevenzione, sia per un’adeguata gestione della malattia diabetica e delle sue complicanze. Necessario è dunque investire in programmi e azioni di promozione della salute e agendo sui determinanti ambientali oltre che comportamentali della malattia.
Riflettori puntati sugli approcci terapeutici
È oggi fondamentale migliorare e consolidare i risultati in termini di salute nel medio e lungo termine.
Necessario, dunque, guardare a nuove prospettive per una diagnosi precoce, a nuove opzioni terapeutiche e ad aggiornate tecnologie di monitoraggio della malattia.
La Relazione al Parlamento 2023 punta, infatti, i riflettori sugli approcci terapeutici e sulle azioni messe in atto nella prevenzione e nella gestione della patologia. Ciò anche per quanto concerne il diabete di tipo 1, una delle più comuni malattie infantili croniche.
Nella Relazione sono anche contenute le strategie nazionali e internazionali ed evidenziate le azioni intraprese e in via di definizione attraverso le Joint Action europee.