Un nuovo caso di influenza aviaria è stato rilevato negli Stati Uniti in un individuo senza contatto diretto con animali. Questa malattia, normalmente trasmessa dagli uccelli, sta suscitando preoccupazioni globali per il suo potenziale di diffusione tra gli esseri umani
Nuovo sviluppo nell’influenza aviaria: caso umano senza contatto animale
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I ricercatori hanno identificato l’influenza aviaria, una malattia virale che colpisce prevalentemente gli uccelli, negli anni ’50, ma la sua capacità di trasmettersi agli esseri umani ha attirato una crescente attenzione negli ultimi decenni. Il virus è principalmente associato al ceppo H5N1, ma gli scienziati hanno collegato ceppi come H7N9 e H9N2 a infezioni umane in vari focolai.
Diffusione e dati globali
Il numero di persone infettate annualmente dal virus è relativamente basso, ma i casi tendono a essere gravi o fatali. Dal 2003, oltre 860 individui sono stati infettati dal ceppo H5N1, con un tasso di mortalità vicino al 50%. La maggior parte dei casi si registra in Asia, in particolar modo nelle aree rurali dove il contatto con pollame è frequente. Tuttavia, il numero di persone colpita varia significativamente in base al ceppo del virus e alla regione.
Sintomi dell’influenza aviaria
I sintomi iniziali negli esseri umani somigliano a quelli di un’influenza stagionale comune: febbre alta, tosse secca, dolori muscolari e affaticamento sono i segnali iniziali più comuni. Tuttavia, in molti casi, la malattia progredisce rapidamente. Cosa che può portare a difficoltà respiratorie gravi, polmonite e, nei casi più estremi, insufficienza degli organi o morte. Questo decorso rapido e grave rende l’aviaria particolarmente pericolosa se non diagnosticata e trattata tempestivamente.
Diagnosi
Diagnosticare l’aviaria richiede test di laboratorio specifici, poiché i sintomi sono spesso indistinguibili da quelli di altre infezioni respiratorie. Gli operatori analizzano i campioni prelevati, come tamponi nasofaringei o campioni di sangue, utilizzando tecniche avanzate come la PCR (Reazione a catena della polimerasi) per identificare il virus e determinarne il ceppo.
Trattamenti e cure attuali
Ad oggi non esiste una cura specifica, ma i trattamenti antivirali, se somministrati tempestivamente, possono migliorare significativamente la prognosi. Farmaci come l’oseltamivir (Tamiflu) e lo zanamivir (Relenza) sono efficaci se presi entro i primi giorni dall’insorgenza dei sintomi, ma la loro efficacia dipende dal ceppo virale. Nei casi più gravi, può essere necessario un trattamento di supporto, come la somministrazione di ossigeno o la ventilazione meccanica per aiutare il paziente a respirare. Gli antibiotici possono essere usati per prevenire o trattare infezioni batteriche secondarie, che possono peggiorare il quadro clinico.
Prevenzione
La prevenzione richiede misure di biosicurezza rigide, soprattutto negli allevamenti di pollame. L’evitare il contatto diretto con uccelli infetti o morti e l’adozione di una corretta igiene personale sono passaggi essenziali per ridurre il rischio di infezione. La carne di pollame e le uova devono essere cotte accuratamente prima del consumo. Attualmente, non esiste un vaccino per gli esseri umani contro l’influenza aviaria, anche se la ricerca in questo campo è in corso.
Intanto, nuovi ceppi del virus dell’influenza aviaria destano preoccupazione. Il rischio è che il virus si adatti ulteriormente agli esseri umani, aumentando il rischio di trasmissione interumana. Questo scenario rappresenterebbe una seria minaccia a livello globale, poiché potrebbe portare a una pandemia influenzale su larga scala. Ma veniamo alla notizia.
Un nuovo caso allerta la comunità medico/scientifica
Recentemente, un caso insolito di influenza aviaria ha fatto notizia negli Stati Uniti. Un paziente ha contratto il virus H5N1 senza alcun contatto diretto noto con animali infetti. Questo episodio, il quattordicesimo caso registrato nel Paese quest’anno, rappresenta un mistero significativo per i funzionari della sanità pubblica. L’infezione è stata diagnosticata il 22 agosto in Missouri, dove finora il virus era stato rilevato solo in uccelli. Il paziente, un adulto, inizialmente ha mostrato segni di influenza A, che non corrispondevano ai ceppi umani noti. Solo successivamente, ulteriori analisi hanno confermato la presenza dell’H5N1.
Nuovi studi per evitare una pandemia
La situazione è complicata dal fatto che il paziente non aveva esposizione documentata a pollame o altri animali infetti. Tuttavia, i funzionari del Centers for Disease Control and Prevention (CDC) non escludono la possibilità di un’esposizione indiretta a un animale infetto. Il CDC sta ora sequenziando il genoma virale per determinare l’origine del virus e comprendere come possa aver infettato l’uomo. Nonostante il paziente non abbia trasmesso il virus ad altre persone, e non ci siano prove di trasmissione da uomo a uomo, il caso ha sollevato preoccupazioni.
Nirav Shah, vicedirettore del CDC, ha sottolineato che la crescente gravità dell’influenza aviaria negli esseri umani potrebbe indicare mutazioni del virus che potrebbero rappresentare una minaccia più ampia. Shah ha dichiarato: «Se dovessimo vedere individui senza alcun legame con una fattoria, o l’esposizione al pollo, sviluppando segni e sintomi, sarebbe molto preoccupante». Attualmente, il rischio di trasmissione sostenuta tra il pubblico rimane basso, ma la situazione è sotto stretta osservazione per prevenire eventuali focolai futuri.
Fonti
Cassella, Carly. “Gli Stati Uniti confermano il primo caso umano di influenza aviaria senza tracce animali note.” The Guardian