L’anoressia nervosa è un disturbo alimentare complesso e devastante, che colpisce milioni di persone in tutto il mondo. È caratterizzato da un consumo eccessivamente limitato di cibo, una fobia di aumentare di peso e una percezione distorta del proprio corpo. Un nuovo studio, pubblicato su Science Translational Medicine, ha offerto nuove speranze per il trattamento, esplorando il ruolo di una proteina chiamata ACBP . Questa sarebbe in grado di ripristinare l’appetito nei topi affetti da anoressia
Anoressia nervosa: una condizione complessa con profonde implicazioni psicologiche e fisiche
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L’anoressia nervosa è una condizione alimentare grave e complessa, caratterizzata da una restrizione volontaria dell’assunzione di cibo, che porta a una perdita di peso significativa e potenzialmente pericolosa per la vita. Sebbene spesso venga percepita come un problema legato esclusivamente alla ricerca della magrezza, le sue radici affondano in questioni psicologiche molto più profonde, spesso associate a un bisogno di controllo, bassa autostima e disturbi d’ansia.
Le persone che ne soffrono tendono infatti a sviluppare un’immagine corporea distorta, percependo il proprio corpo come in sovrappeso anche quando sono sottopeso.
Le cause psicologiche sono molteplici e includono fattori genetici, ambientali e sociali. In molti casi, la condizione è scatenata da eventi di vita stressanti, come traumi, abusi o pressioni sociali legate alla perfezione fisica, un fenomeno amplificato dai media e dai social network. Gli individui affetti da anoressia possono anche soffrire di altri disturbi mentali, come depressione, disturbi d’ansia o disturbo ossessivo-compulsivo, che contribuiscono a rafforzare i comportamenti restrittivi tipici del disturbo.
Conseguenze dell’anoressia nervosa
Le conseguenze dell’anoressia nervosa sono severe e colpiscono non solo la mente ma anche il corpo. La perdita di peso estrema può portare a una serie di complicazioni mediche gravi, tra cui:
Malnutrizione: l’insufficiente apporto calorico e nutritivo porta a carenze gravi di vitamine e minerali essenziali, che compromettono il funzionamento di organi vitali;
Problemi cardiaci: la riduzione della massa muscolare, inclusa quella del cuore, può causare aritmie, bassa pressione sanguigna e, in casi estremi, insufficienza cardiaca;
Osteoporosi: la perdita di densità ossea, dovuta alla carenza di calcio e vitamina D, rende le ossa fragili e suscettibili a fratture;
Amenorrea: nelle donne, l’anoressia può causare l’interruzione del ciclo mestruale, con conseguenze sulla fertilità;
Problemi gastrointestinali: il rallentamento del metabolismo e la ridotta funzione intestinale possono causare stitichezza cronica e dolore addominale;
Compromissione del sistema immunitario: la malnutrizione indebolisce il sistema immunitario, aumentando la suscettibilità alle infezioni.
Incidenza della condizione
L’anoressia nervosa ha un’incidenza significativa a livello globale, con una prevalenza maggiore nei Paesi sviluppati. Si stima che circa l’1% delle donne e lo 0,1% degli uomini ne soffrano. Questo disturbo è particolarmente comune tra adolescenti e giovani adulti, con una maggiore incidenza nelle fasce d’età tra i 15 e i 24 anni. Tuttavia, non è solo una condizione legata alla cultura occidentale; studi indicano che l’anoressia sta emergendo anche in altre parti del mondo, spesso in contesti urbanizzati dove la pressione per aderire a determinati standard di bellezza è forte.
In alcuni casi, la condizione può essere anche un effetto collaterale di trattamenti medici come la chemioterapia, che riduce l’appetito e causa avversione al cibo, complicando ulteriormente la gestione del peso e della salute complessiva del paziente. Ma passiamo al nuovo studio.
Il nuovo studio sull’ACBP
Un team di ricercatori internazionali ha esaminato il ruolo della proteina legante acil-enzima (ACBP) nel trattamento dell’anoressia. Parliamo di una proteina che stimola la fame attraverso interazioni con neuroni specifici nel cervello.
Studi precedenti avevano già dimostrato che i pazienti anoressici presentano livelli ridotti di ACBP nel sangue.
In questo nuovo studio, i ricercatori hanno analizzato le cartelle cliniche di pazienti affetti dal disturbo, confermando che questi avevano livelli inferiori di ACBP. Per contrastare questa carenza, il team ha modificato geneticamente le cellule epatiche dei topi per produrre ACBP in risposta alla biotina. I roditori, sottoposti a stress o trattati con farmaci chemioterapici, sono stati poi trattati con biotina, il che ha aumentato i loro livelli di ACBP, stimolando il desiderio di mangiare.
Inoltre, l’ACBP aggiunto ha ridotto l’attività dei recettori della melanocortina 4 nell’ipotalamo, che sono noti per sopprimere l’appetito. Questi risultati suggeriscono che l’ACBP potrebbe essere una chiave per ripristinare l’appetito in condizioni di anoressia. Se confermati, potrebbero dunque portare a nuove terapie per l’anoressia nervosa, migliorando significativamente le opzioni di trattamento disponibili e contribuendo a migliorare la qualità della vita dei pazienti.
Ovviamente, sono necessarie ulteriori ricerche per esplorare appieno l’efficacia e la sicurezza di questi approcci terapeutici.
Fonte
Hui Chen et al., “Proteina legante Acyl-CoA per il trattamento sperimentale dell’anoressia,” Science Translational Medicine (2024)