L’ormone CCN3, fino ad ora poco studiato, potrebbe rivelarsi eccellente per il trattamento dell’osteoporosi. Scoperto nei topi durante il periodo di allattamento, sembra giocare un ruolo fondamentale nella protezione delle ossa dalle sollecitazioni fisiche associate all’allattamento
Nuove scoperte sul calcio e l’osteoporosi
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Gli estrogeni giocano un ruolo fondamentale nella crescita e nella maturazione ossea. Una diminuzione dei loro livelli, come quella che avviene dopo la menopausa, è collegata a un aumento del rischio di osteoporosi e fratture ossee. Anche durante l’allattamento, i livelli di estrogeni diminuiscono drasticamente, ma lo scheletro materno affronta anche lo stress derivante dalla lisciviazione del calcio causata dalla produzione di latte. Di conseguenza, il processo che può portare a una riduzione della massa e della densità ossea.
Tuttavia, recenti ricerche sui topi hanno rivelato un meccanismo sorprendente che contrasta questa perdita. In pratica, il cervello rilascia una sostanza chimica che stimola la formazione ossea aggiuntiva, aiutando a compensare parte della perdita di massa ossea. Cerchiamo di approfondire l’argomento.
Il ruolo del CCN3 nella riparazione ossea
La fisiologa molecolare Holly Ingraham dell’Università della California a San Francisco e il suo team hanno recentemente fatto una scoperta eccezionale che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione della salute ossea. Il loro studio, iniziato con una scoperta precedente del 2019, ha svelato il ruolo nevralgico di una molecola poco studiata, il fattore 3 della rete di comunicazione cellulare (CCN3), nel processo di crescita e riparazione delle ossa.
Nel 2019, Ingraham e il suo team avevano osservato che nei topi femmine, geneticamente modificati per non possedere recettori per gli estrogeni nei neuroni Kiss1, si verificava un’inusuale robustezza ossea. Questi topi presentavano ossa significativamente più forti e spesse rispetto ai normali. «I neuroni Kiss1 sono cellule cerebrali note per il loro ruolo nella riproduzione e, inizialmente, sembrava che questo effetto potesse essere un’anomalia legata alla genetica dei topi modificati».
Nel nuovo studio, i ricercatori hanno identificato che questa robustezza ossea era in parte attribuibile alla molecola CCN3. In particolare, hanno scoperto che nei topi privi di recettori per gli estrogeni, i neuroni Kiss1 rilasciano CCN3 direttamente nel sangue, dove agisce come un ormone che stimola la formazione ossea. CCN3 aumenta il numero di cellule staminali scheletriche, promuovendo così la crescita e il rafforzamento delle ossa.
CCN3, allattamento e dintorni
Inizialmente, Ingraham era scettica riguardo ai risultati ottenuti, temendo che potessero derivare da un errore sperimentale legato alla creazione dei topi mutanti. Tuttavia, studi successivi su topi femmine normali in diverse fasi della vita hanno confermato il ruolo di CCN3, specialmente durante la lattazione. I ricercatori hanno osservato che le concentrazioni di CCN3 aumentavano quando i topi iniziavano ad allattare e diminuivano dopo lo svezzamento.
Quando il team ha inibito geneticamente la produzione di CCN3 poco prima della gravidanza, i risultati sono stati significativi.
I topi hanno mostrato una perdita di massa ossea maggiore del normale dopo il parto. Inoltre, i loro cuccioli hanno mostrato segni di crescita rallentata e una maggiore mortalità.
Cosa che suggerisce che CCN3 è cruciale non solo per la salute ossea materna, ma anche per il benessere dei piccoli durante l’allattamento.
Applicazioni terapeutiche e prospettive future per la cura dell’osteoporosi
Per esplorare se CCN3 potesse avere effetti benefici al di fuori del contesto dell’allattamento, il team ha somministrato regolari iniezioni di CCN3 a topi non in allattamento. Questa somministrazione ha portato a un incremento della massa ossea sia nei maschi sia nelle femmine. Inoltre, l’applicazione di CCN3 attraverso un cerotto a rilascio lento su lesioni da frattura nei topi maschi più anziani ha accelerato la riparazione ossea.
Infine, l’aumento artificiale della produzione di CCN3 in topi femmine con bassi livelli di estrogeni, a causa della rimozione ovarica, ha comportato un incremento di massa ossea di 1,5 volte rispetto ai controlli.
Implicazioni della scoperta
Alex Comninos, capo dell’Imperial Endocrine Bone Unit dell’Imperial College Healthcare NHS Trust di Londra, non coinvolto direttamente nella ricerca, ha dichiarato: «Si tratta di un lavoro di altissima qualità». Comninos ha aggiunto che lo studio dimostra come il corpo tenti di compensare la perdita ossea durante l’allattamento attraverso un processo di potenziamento osseo. Questo approccio potrebbe avere «un potenziale terapeutico significativo» per il trattamento di condizioni come l’osteoporosi.
Dubbi e perplessità
Christopher Kovacs, endocrinologo e ricercatore sul metabolismo osseo al Memorial University di Terranova di Saint John’s, Canada, esprime alcune riserve. Anche se i ricercatori hanno fornito prove che CCN3 stimola la formazione ossea, non hanno escluso completamente che l’ormone possa anche influenzare la perdita ossea. Kovacs sottolinea che gli esperimenti condotti finora su un numero limitato di topi potrebbero non essere sufficienti per trarre conclusioni definitive. Inoltre, lo studio non ha analizzato in dettaglio il contenuto di latte degli animali, il che complica la comprensione delle cause alla base della crescita rallentata dei cuccioli.
Domande sulla meccanica e applicazioni terapeutiche
Alex Comninos, esperto dell’Imperial Endocrine Bone Unit, in Massachusetts, solleva ulteriori questioni di interesse. Sarebbe utile scoprire cosa stimola il rilascio di CCN3 dai neuroni Kiss1 durante l’allattamento e come CCN3 venga rilevato dalle ossa. Comninos suggerisce che, prima di considerare l’uso terapeutico di CCN3, è fondamentale comprendere meglio come la dose dell’ormone influisca sugli effetti ossei. Alcuni esperimenti hanno indicato che alte dosi di CCN3 potrebbero addirittura inibire la formazione ossea, e sarebbe importante esplorare se CCN3 abbia effetti su altri organi.
Osteoporosi e ormone CCN3: necessità di ulteriori studi
Il team di Holly Ingraham prevede di approfondire molte di queste questioni. La ricerca evidenzia come lo studio della fisiologia femminile possa fornire spunti preziosi anche per la salute maschile. «Man mano che apprendiamo di più sulle risposte adattive necessarie durante fasi fisiologiche così impegnative, impareremo di più anche per tutti», conclude.
Fonti
Kovacs, C. (2024). Commento sull’ormone CCN3. Memorial University di Terranova.
Comninos, A. (2024). Analisi del ruolo di CCN3. Imperial Endocrine Bone Unit, Imperial College Healthcare NHS Trust.
Cohen, A. (2024). Osservazioni sulla fragilità ossea e l’allattamento. Early Onset Osteoporosis Center, Irving Medical Center, Columbia University.