Il processo di richiamo dei ricordi visivi è un’arte intricata e affascinante. Gli scienziati dell’Università Normale di Pechino hanno fatto progressi nel comprendere i meccanismi attraverso cui il cervello riesce a distinguere tra le immagini mentali evocate e gli oggetti fisici percepiti. Un esempio chiaro di questo processo è la fragola. Mentre possiamo immaginare vivamente la sua forma, il colore e la consistenza nella nostra mente, il nostro cervello è abile nel distinguere questa immagine mentale dalla reale vista del frutto. Questa capacità di manipolare e richiamare immagini visive è fondamentale per la nostra esperienza quotidiana e per la nostra memoria visiva
L’arte del ricordo visivo: il ruolo della corteccia visiva primaria
Indice dei contenuti
Nella comprensione del cervello umano, la corteccia visiva primaria emerge come una protagonista nell’arte della visione e nel ricordo delle immagini archiviate nella memoria. Uno studio condotto su scimmie ha esplorato come questa regione gestisca le immagini richiamate dalla memoria rispetto alla percezione visiva in tempo reale.
Gli autori hanno scoperto che i neuroni nella corteccia visiva primaria mostrano pattern di attività distinti per le immagini evocate dalla memoria, rispetto a quelli per l’input visivo diretto. Questo suggerisce che la corteccia, non solo partecipa attivamente alla percezione visiva immediata, ma svolge anche un ruolo essenziale nel richiamo delle immagini memorizzate. «Questo studio è affascinante e va oltre ciò che sappiamo in molti modi». Questo il commento di Floris de Lange, neuroscienziato cognitivo dell’Università Radboud di Nijmegen nei Paesi Bassi. a lui fa eco Julio Martinez-Trujillo, neurofisiologo cognitivo della Western University di Londra. «La corteccia prefrontale potrebbe giocare un ruolo significativo nel ricordo delle immagini».
Scoperta e sperimentazione
Il processo di formazione dei ricordi visivi è stato oggetto di uno studio condotto da Dajun Xing dell’Università Normale di Pechino. Secondo Xing, le immagini del cervello suggeriscono che la corteccia visiva primaria potrebbe essere la sede principale della memoria visiva, anche se poche prove neuronali dirette lo confermano.
Per approfondire questa ipotesi, Xing e il suo team hanno addestrato due macachi. Hanno quindi utilizzato una serie di compiti di memoria mentre registravano l’attività neuronale tramite microelettrodi impiantati direttamente nella corteccia visiva primaria di ciascuna scimmia. Questo approccio ha permesso loro di monitorare l’attività di un gruppo significativo di neuroni (60-70) per periodi estesi. In tal modo sono riusciti a rilevare differenze sostanziali nei pattern di attivazione neuronale tra la visione diretta e il ricordo.
L’addestramento delle scimmie
Durante le sessioni di addestramento, le scimmie hanno imparato ad associare colori specifici a immagini di strisce bianche e nere. Hanno dunque dimostrato un’attività neuronale corrispondente quando richiamavano il colore associato alla memoria. Floris de Lange ha spiegato che questo esclude l’ipotesi che le scimmie stessero semplicemente «vedendo un’eco dello stimolo sensoriale». Piuttosto, suggerisce che le scimmie stessero «vedendo il colore con gli occhi della mente».
La complessità della corteccia visiva primaria
Tuttavia, le conclusioni sulla corteccia visiva primaria come sede esclusiva della memoria visiva non sono così semplici. De Lange-Trujillo dissentono, suggerendo che la corteccia prefrontale potrebbe giocare un ruolo altrettanto significativo. Quest’ultimo fa riferimento a studi storici che evidenziano come lesioni nella corteccia prefrontale possano interrompere la memoria visiva, indicando un coinvolgimento importante di quest’area nel processo.
Proposte per futuri studi
Per approfondire ulteriormente, de Lange propone di interferire con la corteccia visiva primaria per valutare l’effetto sulla capacità di richiamo dei ricordi visivi. Questo approccio potrebbe chiarire se la corteccia visiva primaria sia veramente il luogo di codifica primario dei ricordi visivi o se sia più responsabile delle fasi successive del processo mnemonico.
Conclusioni e implicazioni future
Lo studio di Xing, pubblicato su Science Advances, rappresenta un significativo passo avanti nella comprensione delle basi neurali dei ricordi visivi. Questi progressi ci avvicinano alla comprensione di come il cervello umano possa creare e richiamare vivide immagini mentali, un’arte sofisticata che è al cuore della nostra esperienza quotidiana e della nostra memoria visiva.
Fonti
Science Advances. “The neural basis of visual memory recall”