Fa discutere la situazione dei medici italiani, malpagati, spesso maltrattati dai pazienti e oggi in fuga verso altri paesi. Una fuga che provocherà grossi problemi, visto che il numero dei sanitari è già esiguo.
«Il problema, quindi, non è quanti medici avremo in futuro abolendo o lasciando il test di ingresso a Medicina, ma quanti ne resteranno a lavorare in Italia. Per questo è necessario trattenerli, creando migliori condizioni lavorative». Così il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma (Omceo Roma), Antonio Magi, in una intervista rilasciata a Dire.
Medicina, numero chiuso: il problema è la fuga dei giovani
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È fondamentale impegnarsi per trovare una soluzione che dreni l’emorragia dei medici verso altri Paesi che offrono condizioni lavorative migliori rispetto a quelle italiane.
Secondo il presidente Magi, sono tre le azioni da intraprendere subito per incentivare i giovani medici a restare nel nostro Paese. Ciò servirebbe a migliorare, in generale, le condizioni lavorative della categoria. Contestualmente, il presidente propone una serie di provvedimenti che potrebbero trattenere i medici nel Bel paese.
Si parte da un aumento degli stipendi per arrivare alla depenalizzazione dell’atto medico, passando attraverso l’abolizione delle incompatibilità.
Stipendi più alti per non far scappare i medici italiani
Punto centrale del problema sviscerato dal presidente OMCEO Roma riguarda in primis gli stipendi dei sanitari.
«In merito alle retribuzioni – ricorda il presidente dell’OMCEO Roma – all’estero guadagnano dai 40 ai 200mila euro in più rispetto ai colleghi italiani».
Un incentivo alla fuga da arginare mediante dei compensi più equi.
«Se vogliamo evitare la fuga dei medici – continua Magi – dobbiamo necessariamente allinearci agli standard europei. Altrimenti è chiaro che i nostri giovani colleghi continueranno a cercare fuori dai confini migliori condizioni di vita».
Abolizione incompatibilità consentirebbe maggiori guadagni
Il secondo punto su cui si sofferma Magi è l’abolizione delle incompatibilità.
«Deve essere assolutamente abolita», spiega ancora il presidente. «Perché in questo modo i medici potrebbero esercitare la libera professione oltre l’orario di lavoro all’interno degli ospedali, senza nessuna limitazione. Potrebbe essere un modo per offrire ai medici, in attesa di migliori retribuzioni, una maggiore disponibilità economica».
Terzo provvedimento: depenalizzazione dell’atto medico
Infine, la depenalizzazione dell’atto medico.
«Uno dei costi maggiori che il medico deve sostenere sono le polizze assicurative», sottolinea Magi. «Queste, per ostetricia e ginecologia, arrivano fino a 35mila euro l’anno per una eventuale azione risarcitoria nei confronti del medico. Attualmente sono 350mila le azioni penali contro medici e il 95% si risolve con l’assoluzione. Ma nel frattempo il medico deve sostenere i costi dell’avvocato. Insomma: anche in Italia, come in altri Paesi, l’atto medico va depenalizzato. Anche questo sarebbe un modo per incentivare i nostri medici a restare in Italia. In questi giorni, dovrebbero arrivare le proposte della Commissione per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica. Che è stata istituita circa un anno fa dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ma bisogna fare presto. In questo momento, come Ordini dei Medici, siamo arrivati a firmare circa 18-20mila autorizzazioni a colleghi che vogliono andare all’estero».