Nella mente umana, si cela un universo di immagini, un luogo in cui i confini tra realtà e immaginazione si sfumano: è qui che si manifesta l’iperfantasia, un fenomeno che dà vita a immagini vivide e dettagliate come in un film. La ricerca su questo ambito affascinante non solo ci aiuta a comprendere la natura della creatività umana, ma potrebbe anche illuminare alcune delle sfumature più oscure dei disturbi mentali
Iperfantasia attraverso l’arte di William Blake
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Nel mondo della creatività, pochi sono stati capaci di abbracciare l‘iperfantasia con la stessa fervida intensità di William Blake. Il famoso artista e poeta del XIX secolo ha offerto uno sguardo affascinante nel regno dell’immaginazione, un luogo dove le visioni prendono vita con tale chiarezza da trasformarsi in realtà tangibili.
Secondo i resoconti storici, Blake poteva visualizzare con così tanta intensità che la sua mente stessa diventava uno schermo su cui le sue creazioni prendevano forma. Le sue opere d’arte, intrise di mitologia e spiritualità, sembravano emergere direttamente dal suo mondo interiore, senza bisogno di riferimenti esterni. Tuttavia, questa straordinaria capacità non era priva di sfide. Blake, come racconta il suo biografo John Higgs, si trovava a dover fronteggiare l’inaspettata volubilità delle sue visioni. Esse, talvolta si trasformavano o svanivano improvvisamente, lasciandolo in uno stato di frustrazione e attesa.
Questa prospettiva rivoluzionaria su Blake e il suo mondo interiore ci apre le porte a una nuova comprensione dell’iperfantasia, una condizione che sembra essere più comune di quanto si credesse in passato.
L’universo delle immagini interiori: la neurodiversità delle visioni mentali
Ebbene, la dimensione delle immagini mentali, così ricca di varietà e complessità, è diventata oggetto di studio scientifico. Obiettivo della ricerca, condotta dal team del professor Adam Zeman dell’Università di Exeter (Regno Unito), comprendere gli aspetti cruciali della creatività e della salute mentale.
Nello specifico, lo studio si è concentrato su come individuare e comprendere meglio la posizione delle persone nello spettro delle capacità immaginative.
Uno strumento fondamentale utilizzato in questi studi è il Vividness of Visual Imagery Questionnaire (VVIQ). Attraverso il questionario, i partecipanti sono stati invitati a visualizzare una serie di scenari e a valutare la vividezza delle loro immagini mentali su una scala di valutazione. I risultati hanno rivelato una vasta gamma di capacità immaginative tra gli individui. La maggior parte delle persone ha ottenuto punteggi intermedi. Una piccola percentuale ha invece mostrato estremi sia nell’afantasia, con l’incapacità di visualizzare immagini mentali, sia nell’iperfantasia, con immagini mentali straordinariamente chiare e vivide.
Le abilità degli “iperfantasiosi”
Reshanne Reeder, docente dell’Università di Liverpool, ha condotto interviste approfondite con individui iperfantasiosi.
Cosa ha scoperto? A quanto pare, queste persone sono in grado di creare immagini mentali così vivide che possono fondersi con la loro percezione del mondo esterno. Ad esempio, molti individui riescono a vedere oggetti immaginati nella realtà fisica e a percepirne addirittura il peso.
Le abilità visive influenzate dall’iperfantasia possono anche avere un impatto sulle scelte di carriera. Mentre l’afantasia sembra inclinare le persone verso professioni scientifiche e tecnologiche, l’iperfantasia spinge verso professioni creative. Ma quali sono le implicazioni di questa condizione nella vita quotidiana?
Impatto dell’iperfantasia nella vita quotidiana
L’iperfantasia può trasformare l’esperienza artistica e letteraria delle persone. Geraldine van Heemstra, un’artista londinese, paragona ad esempio la lettura dei romanzi a una proiezione cinematografica nella sua mente. Il giornalista Mats Holm, residente a Stoccolma, descrive invece l’ascolto degli audiolibri come la riproduzione di un film nella sua testa.
Altre persone godono di ricordi autobiografici particolarmente vividi. Questo è confermato dall’esperienza di van Heemstra, che riesce a ricordare ogni dettaglio dei suoi viaggi, comprese le piccole azioni apparentemente irrilevanti, come raccogliere un oggetto caduto.
Tuttavia, questa ricchezza di immagini mentali non è sempre vantaggiosa. Laura Lewis Alvarado, sindacalista londinese, ha espresso delusione nel guardare l’adattamento cinematografico di un libro, in quanto le scelte del regista non potevano corrispondere alle chiare immagini mentali che aveva creato.
Misteri dell’immaginazione
Le origini dell’iperfantasia sono ancora poco chiare, ma gli studiosi ritengono che come per molte altre caratteristiche psicologiche, sia influenzata da una combinazione di fattori genetici ed esperienze di vita. Tuttavia, le basi neurologiche di queste capacità stanno emergendo grazie alla ricerca degli esperti dell’Università di Exeter.
Attraverso l’uso della risonanza magnetica funzionale (fMRI), Zeman ha esaminato il cervello delle persone con iperfantasia, rilevando una maggiore connettività tra la corteccia prefrontale, coinvolta nei processi di pensiero complessi, e le regioni cerebrali responsabili dell’elaborazione visiva. Questa connettività potrebbe spiegare perché le persone con iperfantasia siano in grado di trasformare rapidamente parole o concetti in immagini vivide.
Secondo la Prof.ssa Liana Palermo dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, in Italia, potrebbero esserci diversi sottotipi di iperfantasia. Uno riguarda la capacità di immaginare gli oggetti nei minimi dettagli, mentre l’altro coinvolge una maggiore abilità nel visualizzare e orientare oggetti nello spazio tridimensionale. Queste scoperte suggeriscono che ci sono molteplici modi in cui il cervello umano può manifestare questa straordinaria capacità immaginativa.
Pro e contro dell’iperfantasia
L’iperfantasia è una condizione misteriosa che ha attirato l’attenzione di diversi studiosi, ma molte domande rimangono ancora senza risposta. Un’ampia indagine condotta dalla professoressa Ilona Kovács dell’Università Eötvös Loránd in Ungheria ha suggerito che l’iperfantasia potrebbe essere più comune tra i bambini e poi diminuire durante l’adolescenza e l’età adulta. Ciò potrebbe riflettere differenze nel modo in cui il cervello immagazzina le informazioni nel corso della vita, passando da dettagli sensoriali a concetti più astratti.
La ricerca della dottoressa Reeder, invece, si concentra sulle implicazioni dell’iperfantasia per la salute mentale. Si ipotizza che i ricordi vividi, soprattutto di eventi traumatici, possano aggravare i sintomi di disturbi come l’ansia e il disturbo da stress post-traumatico. Inoltre, ci sono indizi che suggeriscono un collegamento tra l’iperfantasia e alcune manifestazioni della schizofrenia. Reeder sta esplorando se le persone con questa condizione siano più suscettibili a vivide allucinazioni, mentre coloro che hanno afantasia potrebbero essere più inclini a deliri non sensoriali.
I test di laboratorio
Uno degli esperimenti della dottoressa ha coinvolto la creazione di illusioni in laboratorio, utilizzando una luce tremolante proiettata su uno schermo. Le persone con punteggi più alti nel VVIQ tendevano a sperimentare illusioni più complesse, come paesaggi marini o castelli medievali, suggerendo un collegamento tra la vividezza delle immagini mentali e la propensione a percezioni alterate. Tuttavia, è importante sottolineare che i partecipanti erano consapevoli che le loro visioni non erano reali. Questo suggerisce che la capacità di discriminare tra realtà e immaginazione può essere fondamentale per la salute mentale.
Ovviamente, la ricerca su queste tematiche rimane ancora in corso, ma offre promettenti spunti di comprensione delle complesse esperienze mentali delle persone e potrebbe portare a nuovi approcci nel trattamento dei disturbi psichiatrici. Per ora, Reeder spera che una maggiore consapevolezza dell’iperfantasia possa aiutare le persone a sfruttare al massimo le proprie capacità.
Fonti
David Robson. “The Laws of Connection: 13 Social Strategies That Will Transform Your Life”.
The Guardian