Finalmente una buona notizia per chi soffre di tumore alla cervice uterina avanzato e ad alto rischio. Da 20 anni non si registravano novità. Al Congresso della European Society for Medical Oncology (Esmo) a Madrid sono stati resi noti nuovi dati che potrebbero fare la differenza in termini di sopravvivenza. Non solo: potrebbero anche cambiare lo standard di cura per questo tipo di cancro.
I dati sono quelli dello studio registrativo di Fase 3 Keynote-A18. La ricerca ha coinvolto circa mille pazienti con tumore della cervice di nuova diagnosi, localmente avanzato e a rischio elevato. I ricercatori hanno valutato l’azione del farmaco immunoterapico pembrolizumab in combinazione con la radioterapia a fasci esterni e la chemioterapia. Hanno confrontato i risultati con pazienti trattate con la sola radiochemioterapia.
Lo studio coordinato da un’italiana
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I risultati dello studio sono stati presentati al congresso da una ricercatrice italiana che ha coordinato la ricerca. Si tratta di Domenica Lorusso, responsabile UOC Programmazione ricerca clinica della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma e professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia presso l’università Humanitas di Milano.
La ricerca ha dimostrato l’efficacia del farmaco pembrolizumab in combinazione con chemioradioterapia concomitante. Questa terapia produce un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza libera da progressione, rispetto alla sola chemioradioterapia.
Vantaggi uso combinato di immunoterapia, chemio e radio
In particolare, al follow-up mediano di 17.9 mesi si è accertato che la combinazione del pembrolizumab con la chemioradioterapia riduce il rischio di progressione o morte del 30% rispetto alla sola chemioradioterapia.
Dopo 24 mesi, la sopravvivenza libera da progressione era del 67.8% nelle pazienti trattate con il “regime con pembrolizumab”. Era, invece, del 57.3% in quelle trattate con la sola chemioradioterapia.
«I risultati dello studio Keynote-A18, che ha coinvolto circa 1000 pazienti, cambieranno lo standard di cura», ha spiegato la ricercatrice Lorusso. Ha aggiunto: «L’immunoterapia è risultata vincente in questa neoplasia, quasi sempre causata dal Papillomavirus umano, la più frequente infezione sessualmente trasmessa. Il disegno dello studio consente di sommare i benefici a lungo termine dell’immunoterapia con l’efficacia immediata della chemioradioterapia, nella fase critica iniziale di stimolazione del sistema immunitario».
Tumore cervice uterina, i dati sulla sopravvivenza globale
Lo studio ha permesso di osservare anche un trend favorevole della sopravvivenza globale per il regime con pembrolizumab, rispetto alla sola chemioradioterapia concomitante. Si sono, infatti, verificati solo 103 eventi in entrambi i gruppi. Tuttavia, i ricercatori hanno precisato che, al momento, i dati di sopravvivenza globale non sono “maturi” e non hanno raggiunto la significatività statistica necessaria al momento dell’analisi ad interim.
La ricercatrice Domenica Lorusso ha spiegato: «Keynote-A18 è il primo studio di Fase 3 in cui l’immunoterapia ha dimostrato un miglioramento della sopravvivenza libera da progressione rispetto allo standard di cura in questa popolazione di pazienti».
Ha aggiunto: «I risultati di questo studio mostrano che il regime a base di pembrolizumab ha ridotto il rischio di progressione o morte del 30% rispetto alla sola chemioradioterapia concomitante. Sono risultati particolarmente rilevanti. Soprattutto se si considera che per le pazienti di nuova diagnosi con tumore della cervice uterina localmente avanzato ad alto rischio non ci sono stati progressi delle opzioni terapeutiche per vent’anni».