Per le vittime di amianto e le loro famiglie è spesso lunga e faticosa la battaglia per il riconoscimento degli indennizzi. Lo sa bene chi sulle carte non dorme e soprattutto non tace: dal presidente ONA, l’avvocato Ezio Bonanni, a tutto il grande entourage che compone l’Osservatorio Nazionale amianto.
Tra le cause dibattute e poi vinte, quella del lavoratore Cotral, deceduto a 37 anni per un tumore al polmone. La storia, pubblicata lo scorso luglio su Il Giornale dell’amianto, apre quesiti che attendono risposte.
Durante l’intervista su Radio Roma, l’avv. Bonanni ha evidenziato il fallimento della politica e delle istituzioni che anziché risolvere il problema allungano i tempi e anche lo strazio di chi sta morendo o di chi ha vissuto il dolore della perdita.
Così, come nel caso del giovane 37enne, passano anche 30 anni per ottenere il risarcimento.
Vittime dell’amianto, tempi lunghi per gli indennizzi
Indice dei contenuti
Tra le questioni, quella relativa gli Enti previdenziali che “tendenzialmente” non vogliono pagare o comunque allungano i tempi. C’è da dire che alcuni tumori asbesto correlati (mesotelioma, tumore al polmone, asbestosi, cancro della laringe e delle ovaie), l’INAIL li ha tabellati nella lista 1 ossia con “presunzione legale di origine”.
Cosa significa? L’Ente previdenziale deve indennizzare. Ma nei fatti: l’iter è lungo e si arriva in Tribunale.
Amianto, 7000 vittime registrate nel 2022
I dati raccolti dall’Ona spiegano che solo nel 2022 in Italia hanno perso la vita per malattie correlate all’esposizione dell’amianto circa 7000 lavoratori, di cui 600 nel Lazio.
Gli ultimi dati del ReNaM (editati dall’Inail) registrano ogni anno circa 2000 casi di mesotelioma, patologia che quasi nel 100% dei casi è letale. Infatti nell’80% dei casi c’è una media di vita di 6-8 mesi e solo il 7% riesce a sopravvivere fino ai cinque anni. A questo quadro si aggiunge una lunga lista di malattie asbesto correlate.
Vittime amianto, l’intervento dell’avv. Bonanni
“C’è un epidemia ancora in corso e il picco ci sarà nel 2030 – spiega l’avv. Bonanni ai microfoni di Radio Roma-. Nel frattempo la politica e le istituzioni sono ferme e non attivano le procedure necessarie per poter almeno portare a termine le bonifiche e quindi le esposizioni.
Solo cosi nel prossimi 40-50 anni ci potrà essere non solo una decrescita dei casi ma anche la fine dell’epidemia”.
Il Presidente Bonanni: “Bonifiche a rilento”
Sul discorso bonifica sussistono molteplici aspetti da considerare. Ad oggi, sono ancora presenti nel territorio italiano sia i resti delle fabbriche produttrici sia i residui della produzione di amianto. Il problema è ovunque: ospedali, scuole, acquedotti, vecchi locomotori e carrozze ferroviarie, navi, e poi nelle case costruite prima dell’entrata in vigore della Legge 257 del 1992, divenuta esecutiva nel 1993.
“Dal 1993 sulle bonifiche si è proceduto a rilento – continua il presidente Bonanni -. La normativa, infatti, non prevede l’obbligo immediato e automatico di bonifica, nel caso in cui il cemento o altre matrici siano compatte. Ma è previsto nel caso di un visibile degrado dei materiali. Considerando che le Asl sono a corto di personale e che le bonifiche sono molto costose: è chiaro che l’amianto rimanga e permanga. E spesso non se ne conosce la presenza”.
Bonanni: “Più bonifiche, più lavoro”
Il non intervento da parte della politica, in realtà, incide sugli oneri di spesa dello Stato.
“Lavoratori e cittadini sono a rischio – evidenzia l’avv. Ezio Bonanni –. La situazione è allarmante e da monitorare. Si sarebbero potuti utilizzare i fondi del PNRR per ammodernare le nostre strutture e creare nuovi ospedali o scuole. Oltre che bonificare laddove è possibile, considerando che i costi decisamente più alti rispetto a una nuova costruzione.
In tal modo ci sarebbe stato un rilancio dell’indotto sia delle imprese edili sia delle aziende produttrici di materiali e macchinari. Così facendo lo Stato avrebbe aumentato gli introiti per tassazione diretta e indiretta, e il numero dei lavoratori. Allo stesso tempo avrebbe evitato spese sanitarie, previdenziali e l’inaccettabile costo umano in termini di vite umane e di famiglie distrutte”
“Come Osservatorio Nazionale amianto abbiamo dimostrato il fallimento delle istituzioni che speso demandano alla Magistratura la problematica amianto nel momento in cui si verifica la malattia o il decesso di lavoratori o cittadini – continua Bonanni -.
E’ inaccettabile: si ingolfano soltanto i tribunali. Peraltro i ritardi non permettono il risarcimento alle vittime quando sono ancora in vita: perché muoiono prima dell’indennizzo INAIL.
E come detto all’inizio inizia un lungo iter nel quale orfani e vedovi/e devono continuare le azioni giudiziarie. Così si spezzano le famiglie ma anche la società dove ancora si respirano fibre di amianto”.
Amianto, 40 mln di tonnellate in Italia
L’Ona stima la presenza in Italia di non meno 40 milioni di tonnellate di amianto e materiali contenenti amianto. Di questi si contano: 7 milioni di amianto friabile, un milione di siti e micrositi di cui 50 di interesse nazionale (SIN).
ONA, il numero verde e App gratuita
L’Ona e l’Osservatorio Vittime del Dovere continuano le loro azioni volte alla tutela dei cittadini colpiti dall’amianto. E’, infatti, possibile ricevere una consulenza gratuita chiamando il numero verde 800.034.294 o compilare i campi sottostanti per essere ricontattati.
Inoltre ogni cittadino può autonomamente e facilmente segnalare i siti contaminati con una App gratuita!