Brigatinib è un farmaco indicato per il trattamento in monoterapia dei pazienti adulti ai quali sia stato diagnosticato un cancro del polmone non a piccole cellule (non-small cell lung cancer, NSCLC) allo stadio avanzato, ALK positivo, che non sia stato precedentemente trattato in chemioterapia con un altro farmaco inibitore di ALK. Brigatinib è indicato in monoterapia anche per i pazienti adulti precedentemente trattati con Crizotinib.
ALK positivo significa che il tumore risulta positivo alla chinasi del linfoma anaplastico (anaplastic lymphoma kinase), un enzima che si trova sulla membrana cellulare e sul quale agiscono determinati farmaci antitumorali. Oltre al Brigatinib, ci sono anche Alectinib, Carboplatino e Ceritinib.
Il meccanismo d’azione di Brigatinib è molto potente perché il farmaco frena tre fattori importanti: è infatti inibitore della tirosin-chinasi che ha come bersaglio l’ALK, l’oncogene c-ros 1 (ROS1) e il recettore del fattore di crescita insulino-simile 1 (IGF-1R). L’emivita plasmatica mediana di Brigatinib, ossia la sua permanenza nel sangue, è di 24 ore. Il medicinale è eliminato primariamente nelle feci (65%) ed anche nelle urine (25%).
Brigatinib è un medicinale in compresse. Esse devono essere deglutite intere insieme all’acqua; mentre è indifferente l’assunzione con cibo o senza cibo. Vietata invece l’assunzione con pompelmo o succo di pompelmo perché può determinare un aumento della concentrazione plasmatica del farmaco.
Precauzioni per l’uso di Brigatinib
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Brigatinib è un medicinale chemioterapico e deve essere usato su indicazione e sotto stretta sorveglianza di un medico specializzato in oncologia. Prima della prescrizione inoltre deve essere accertata la positività del tumore a ALK mediante un apposito test.
Il test ALK è infatti in grado di identificare il riarrangiamento del gene ALK collegato. I recettori cellulari trasmettono un segnale che va dalla superficie verso l’interno delle cellule; essi regolano in pratica la proliferazione cellulare. Individuare la mutazione e le proteine dà quindi la possibilità al medico di prescrivere una terapia target alla quale la maggioranza dei pazienti risponde bene (nonostante alcuni casi di resistenza). Il test ALK si richiede dopo la diagnosi di NSCLC e si realizza con l’analisi di un campione ottenuto dalla biopsia.
Non ci sono particolari precauzioni da prendere per l’uso di Brigatinib nella popolazione anziana; mentre per l’uso pediatrico non ci sono dati disponibili per stabilire efficacia e sicurezza del farmaco. Al di sotto dei 18 anni è dunque sconsigliato.
Le donne in età fertile devono usare contraccettivi non ormonali efficaci durante la terapia, da proseguire fino a 4 mesi dopo l’ultima dose; gli uomini devono usare contraccettivi fino per almeno 3 mesi dopo. L’inizio di una gravidanza durante l’assunzione di Brigatinib è da evitare perché il medicinale può causare danni al feto. Per quanto riguarda le neomamme, l’allattamento al seno deve essere interrotto durante il trattamento, perché non è possibile escludere l’escrezione del farmaco nel latte materno.
Brigatinib è in grado di alterare, anche se in modo lieve, la capacità di guidare veicoli e di usare macchinari: può infatti determinare disturbi visivi, capogiri o stanchezza.
Effetti indesiderati derivanti dall’uso di Brigatinib
L’unica controindicazione per l’uso di Brigatinib è nella sensibilità nota al principio attivo oppure a qualcuno dei suoi eccipienti. Gli effetti indesiderati di Brigatinib però possono essere molto gravi e i pazienti devono essere costantemente controllati per verificare soprattutto l’eventuale insorgenza di sintomi respiratori sospetti o polmonite.
Un effetto indesiderato può essere l’ipertensione. Il trattamento avviene secondo le linee guida di riferimento per il controllo della pressione sanguigna. Da controllare in modo costante anche la frequenza cardiaca, perché la somministrazione di Brigatinib può causare bradicardia; in tal caso il trattamento deve essere sospeso.
Disturbi visivi possono richiedere invece la riduzione della dose; valutare anche in base ad un consulto oftalmologico.
Possono anche verificarsi dolori muscolari, indolenzimento o debolezza; in questo caso devono essere monitorati i livelli di CPK (creatinfosfochinasi) durante il trattamento, perché la somministrazione di Brigatinib può determinarne l’aumento. Un livello aumentato di questo enzima è sintomo di infiammazioni muscolari.
L’assunzione di Brigatinib può anche determinare l’aumento degli enzimi pancreatici amilasi e lipasi, e degli enzimi epatici AST, ALT e bilirubina totale. Devono quindi essere monitorati periodicamente. Può anche verificarsi iperglicemia, da ridurre con un trattamento ipoglicimizzante (che abbassa i livelli di zuccheri nel sangue) oppure sospendendo il farmaco; verificare sempre la glicemia a digiuno prima di assumere Brigatinib.
Le reazioni avverse: lievi e severe
Le reazioni avverse più comuni segnalate tra i pazienti in trattamento con Brigatinib sono state, per una percentuale intorno al 25%, sono: incremento di AST, incremento di CPK, iperglicemia, incremento di lipasi, iperinsulinemia, diarrea, incremento di ALT, incremento di amilasi, anemia, nausea, stanchezza, ipofosfatemia, conta linfocitaria diminuita, tosse, incremento di fosfatasi alcalina, eruzione cutanea, incremento di APTT, mialgia, cefalea, ipertensione, conta dei leucociti diminuita, dispnea e vomito.
Quelle più severe, ma anche per fortuna molto più rare – hanno una percentuale che si attesta intorno al 2% – sono invece infezione polmonare, polmonite, dispnea e piressia.
Sono state registrate reazioni avverse polmonari severe e persino letali in alcuni casi. La maggior parte di esse si sono manifestate entro la prima settimana di somministrazione, quindi il monitoraggio dei pazienti deve essere più concentrato durante i primi sette giorni di terapia. Come si legge nella scheda tecnica Aifa, infatti, “l’età avanzata e un ridotto intervallo (inferiore a 7 giorni) tra l’ultima dose di crizotinib e la prima dose” di Brigatinib “sono stati associati indipendentemente a un’incidenza aumentata di tali reazioni avverse polmonari. È necessario considerare questi fattori“.
Tumore al polmone, cause e prevenzione
Il tumore al polmone può essere di due macro tipologie. A piccole cellule, detto microcitoma (10%), oppure non a piccole cellule, suddiviso in altri sottotipi.
La seconda tipologia è la più diffusa, rappresenta infatti oltre il 70% dei casi ed origina dai tessuti epiteliali dei bronchi e del parenchima polmonare. I tre sottotipi di tumore polmonare non a piccole cellule sono:
- carcinoma polmonare a cellule squamose (25% circa)
- adenocarcinoma al polmone (circa il 60%)
- carcinoma a grandi cellule (10% circa)
Tra i fattori di rischio, il fumo di sigaretta è causa di circa il 90% dei casi di tumore del polmone. Poi ci sono anche l’amianto (asbesto), il radon e i metalli pesanti soprattutto per chi viene a contatto o è esposto ad essi per motivi di natura professionale. La prevenzione è dunque la migliore arma per difendersi da questa patologia.
Consulenza gratuita e assistenza per i pazienti
Premesso il fondamentale ruolo della prevenzione primaria; quindi dell’evitare tutti i principali fattori di rischio per l’insorgenza delle malattie con uno stile di vita sano e mediante l’accesso ad una corretta informazione, approccio che l’Osservatorio Vittime del Dovere favorisce e porta avanti grazie alla testata giornalistica “Diritto alla Salute“, resta utile ed importante per i pazienti anche avere una guida, un supporto durante la malattia, quando tutto si fa più confuso e complicato. Fermo resta sempre il ruolo primario della sanità pubblica e del medico curante. La consulenza dell’Osservatorio è gratuita e rappresenta una seconda opinione.
L’Osservatorio fornisce assistenza e consulenza su tumori e malattie, oltre che sui principali chemioterapici come Alectinib, Carboplatino e Ceritinib, che sono sempre per il trattamento dei tumori ALK positivi; Cisplatino, Gemcitabina, Nintedanib, Pemetrexed, Taxolo, Trametinib, Etoposide, Osimertinib e Vinorelbina.
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