L’asbestosi polmonare da amianto è stata la prima malattia in assoluto ad essere ricondotta all’esposizione e all’inzalazione di fibre di amianto.
Inserita nella lista I dell’Inail come malattia asbesto correlata, ha avuto il riconoscimento di malattia professionale già con la L. 455/43.
L’amianto: il nemico dei nostri polmoni
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Non possiamo affrontare il tema dell’asbestosi polmonare se prima non inquadriamo bene cosa sia l’amianto e quanto possa essere pericolosa l’esposizione dell’uomo alle sue fibre.
Questo materiale, ha la capacità di ridursi in fibre di dimensioni infinitesimali, questo fa si che possa essere inalato o assorbito in maniera molto semplice.
Una volta inalate, le fibre raggiungono la superficie polmonare in maniera profonda ed è molto difficile, se non impossibile, che possano essere smaltite o che subiscano degradazione.
Una volta raggiunta la superficie polmonare le fibre sono in grado di creare uno stato d’infiammazione che, in molti casi, va a creare molecole dannose per le cellule e favorisce la trasformazione tumorale.
Quanto appena detto, unito all’ampio utilizzato dell’amianto negli anni passati e in diversi settori edilizi ed industriali, ha causato impatti devastanti dell’amianto sulla salute umana.
I tempi di latenza delle patologie asbesto correlate rendono ulteriormente complessa la situazione.
Dalla prima esposizione ad amianto al manifestarsi dei primi sintomi possono passare dai 25 ai 40 anni.
Asbestosi polmonare: i primi danni dell’amianto
Quando parliamo di asbestosi polmonare parliamo di una fibrosi relativa alle zone circostanti i brochioli e i dotti alveolari.
La fibrosi, inizialmente cirscoscritta, si estende poi più profondamente agli alveoli.
Oltre a queste conseguenze, l’inalazione di fibre di amianto può causare anche la formazione di tralci fibrotici: piccole cisti aeree che si presentano inizialmente nei lobi inferiori e nelle zone sub-peluriche del polmone.
Successivamente le piccole cisti, che possono arrivare anche al diametro di 5 millimetri, coinvolgono anche i lobi medio e superiori del polmone.
Tutte queste fibrosi e queste formazioni provocano un graduale irrigidimento del tessuto polmonare e conseguenti difficoltà respiratorie.
Contestualmente all’asbestosi polmonare possono presentarsi anche delle placche pleuriche, vere e proprie cicatrici che interessano la pleura, la membrana che avvolge i polmoni.
Asbestosi: quali sono i principali sintomi?
I primi sintomi dell’asbestosi polmonare iniziano a comparire in maniera graduale dopo che la cicatrizzazione ha già interessato un’area abbastanza rilevante del polmone.
La cicatrizzazione provoca un irrigidimento del tessuto che da luogo innanzitutto a respiro affannoso.
Alla difficoltà respiratoria spesso si accompagnano tosse, dolore toracico, mancanza di respiro.
Astenia e debolezza sono altri due sintomi che possono affliggere le vittime di asbestosi polmonari.
Una tolleranza molto ridotta allo sforzo, inoltre, si verifica come altro sintomo o conseguenza dei precedenti.
In alcuni casi ci si può trovare di fronte anche a respiro sibilante, ma questo aspetto è stato riscontrato prevalentemente in fumatori con bronchite cronica associata, appunto, ad asbestosi polmonare.
In ultimo ci sono poi i sintomi più gravi: una forte dispnea e l’insufficienza respiratoria possono verificarsi nel 15% dei casi.
Asbestosi polmonare, dai sintomi alla diagnosi: come procedere
Per arrivare ad una diagnosi di asbestosi polmonare è molto importante sia l’analisi dei sintomi, appena elencati nel paragrafo precedente, sia una corretta anamnesi lavorativa.
Come abbiamo già accennato, l’amianto ha avuto ampio impiego nei settori industriali ed edili, proprio per questo le persone maggiormente esposte al killer bianco sono i lavoratori impiegati nei settori e nei siti in cui l’amianto era presente.
Ecco che quindi l’anamnesi lavorativa diviene fondamentale per capire se e in quale quantità la persona che presenta sintomi di asbestosi polmonare sia stata esposta all’amianto.
Partendo da ciò si procede poi con diverse indagini:
- La radiografia toracica che serve ad individuare eventuali placche pleuriche calcifiche, ispessimenti pleurici e addensamenti alveolari: tutti precursori di asbestosi e mesotelioma.
- La TC del torace ad alta risoluzione è fondamentale perché permette di individuare anche le alterazioni pleuriche.
- La TC ad alta risoluzione e risonanza magnetica permettono invece la ricerca di corpuscoli di asbesto nell’espettorato.
- La prova di funzionalità respiratoria, che verifica se si ha un’insufficienza ventilatoria restrittiva, serve a dimostrare la riduzione dei volumi polmonari e della capacità di diffusione per il monossido di carbonio. Inoltre permette di caratterizzare le alterazioni della funzionalità dei polmoni nel tempo.
Se tutti gli esami appena elencati non dovessoro rivelarsi risolutivi, si procede con ulteriori analisi, come il lavaggio broncoalveolare o la biopsia polmonare.
Asbestosi polmonare: dalla diagnosi alla cura
A seconda del grado di gravità dell’asbestosi polmonare si può intervenire in diverso modo.
Innanzitutto coloro che fumano dovranno smettere immediatamente, per disincentivare l’azione infiammatoria e la fibrosi causate dalla patologia.
- Tra le terapie utili ci sono quelle farmacologiche mirate a facilitare la respirazione.
Broncodilatatori con inalatore o teofillina, inducobi il rilassamento muscolare delle vie aeree agiscono direttamente per contrastare i sintomi della malattia - Può essere utile sottoporsi al vaccino contro l’influenza e batterio pneumococco per impedire l’aggravamento in asbestosi pleurica.
- L’utilizzo di una bombola di ossigeno o di un concentratore di ossigeno (un apparecchio elettrico che purifica l’aria) può facilitare la respirazione e far fronte alle crisi respiratorie.
L’asbestosi: la prima malattia professionale amianto correlata
Prima in assoluto tra le patologie asbesto correlate ad essere riconosciuta come malattia professionale, l’asbestosi è inserita nella Lista I dell’Inail che comprende tutte le malattie professionali di origine lavorativa con elevata probabilità.
Questo significa che la vittima non avrà l’obbligo di dimostrare nulla se non la presenza del materiale nocivo sul luogo di lavoro e avrà diritto a un indennizzo secondo i seguenti parametri:
- con un’invalidità inferiore al 6% non sussiste il diritto all’indennizzo INAIL ma il risarcimento sarà a carico del datore di lavoro;
- di fronte a un’invalidità compresa tra il 6 e il 15% l’INAIL indennizza il danno biologico, le altre componenti sono risarcite dal datore di lavoro;
- con un grado invalidante dal 16% in su la vittima ha diritto alla rendita INAIL, che prevede l’indennizzo del danno biologico e del danno patrimoniale per diminuite capacità di lavoro.
Risarcimento danni da amianto
Il risarcimento per i danni subiti dalla vittima di asbestosi deve essere integrale (Cass., SS.UU., 26972/08 e 26973/08). Difatti, sussiste il diritto al risarcimento dei danni differenziali e di tutti quei pregiudizi non compresi purtroppo dalla prestazione INAIL. Tra questi ultimi vi sono i danni morali ed esistenziali.
In sintesi, la rendita INAIL non costituisce l’integrale ristoro di tutti i danni che il lavoratore ha subito. Per questi motivi, per ottenere l’integrale risarcimento dei danni, compresi il danno morale e quello esistenziale, è necessario far valere la responsabilità contrattuale ed extracontrattuale. Questo è quanto stabilito da Cass. Sez. Lav. 777/2015.
Inoltre, in caso di decesso, sussiste il diritto al risarcimento danni anche per gli eredi. Prima di tutto vanno risarciti i pregiudizi sofferti dalla vittima primaria. Pregiudizi che a questo punto debbono essere liquidati ai congiunti (danni iure hereditario).
A questi poi si aggiungono gli eventuali danni sofferti direttamente dai familiari (danni iure proprio). Purtroppo spesso gli stretti congiunti subiscono i danni morali a causa della perdita parentale. Tali danni si possono manifestare anche con sofferenze fisiche e interiori.
Assistenza Ona e Osservatorio Vittime del Dovere
Giunti fin qui è ormai ben chiaro quanto l’aminto sia pericoloso e quanto le patologie a esso correlate siano diffiuse.
Proprio per questo l’Ona (Osservatorio Nazionale Amianto) e l’Osservatorio Vittime del Dovere sono impegnati da anni in prima linea a contrastare gli effetti devastanti di questa sostanza, attraverso la corretta informazione, la bonifica e l’assistenza medica e legale.
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