Negli ultimi dieci anni, il numero delle nascite premature è aumentato sensibilmente, con una crescita di oltre il 10%. Questo incremento non è uniforme e colpisce in modo sproporzionato alcuni gruppi razziali ed economici. Dietro questa tendenza preoccupante si nascondono vari fattori di rischio che, anziché diminuire, sono diventati più comuni, esacerbando le disparità socioeconomiche e razziali già esistenti. Comprendere le cause dietro questo fenomeno serve a sviluppare interventi mirati e migliorare la salute delle madri e dei neonati
L’aumento delle nascite pretermine: un fenomeno in crescita
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Le nascite pretermine, ossia quelle che avvengono prima della 37ª settimana di gestazione, sono aumentate in modo significativo. Secondo uno studio pubblicato su JAMA Network Open, che ha analizzato oltre 5,4 milioni di nascite in California tra il 2011 e il 2022, il tasso di prematurità è passato dal 6,8% al 7,5%, con un aumento del 10,6%. Questi dati confermano una tendenza già riportata dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC), che hanno evidenziato un aumento delle nascite premature a livello nazionale dal 2014 al 2022. Il fenomeno colpisce soprattutto le madri nere e quelle appartenenti a gruppi socioeconomicamente svantaggiati.
Le nascite premature comportano gravi rischi per la salute dei neonati, tra cui malattie croniche, disabilità cognitive e un aumento della mortalità. Tuttavia, a fronte di queste conseguenze, i fattori di rischio che contribuiscono a questo aumento sono molteplici e complessi.
Fattori di rischio in crescita: il ruolo di diabete, ipertensione e salute mentale
Lo studio ha rilevato che alcuni fattori di rischio, come il diabete, l’ipertensione e le condizioni di salute mentale, sono diventati molto più diffusi nel corso degli ultimi dieci anni. Ad esempio, il tasso di diabete preesistente tra le donne incinte è raddoppiato, così come le infezioni sessualmente trasmissibili e i disturbi mentali. Questi problemi di salute aumentano sensibilmente la probabilità di una nascita prematura.
L’ipertensione, insieme ad altre condizioni mediche preesistenti, può compromettere la capacità della placenta di nutrire adeguatamente il feto. Cosa che porta a complicazioni che inducono il parto pretermine.
Allo stesso modo, il diabete può interferire con lo sviluppo del bambino.
Problemi di salute mentale possono altresì influire sulla capacità della madre di ricevere cure adeguate durante la gravidanza, aumentando il rischio di complicazioni.
Disuguaglianze socioeconomiche e razziali
Persino le disuguaglianze economiche e razziali giocano un ruolo determinante nel rischio di nascite premature.
Le madri nere con assicurazione pubblica, ad esempio, presentano il tasso più alto di nascite pretermine (11,3%), mentre le madri bianche con assicurazione privata registrano il tasso più basso (5,8%). Anche le native americane, soprattutto quelle con assicurazione privata, hanno visto un aumento significativo dei tassi di nascite premature, dal 6,4% al 9,5%.
Queste differenze sono spesso il risultato di fattori sistemici, come il razzismo strutturale e la mancanza di accesso a cure prenatali di qualità.
Le disparità si manifestano in una minore frequenza di visite mediche durante la gravidanza e in una maggiore esposizione a condizioni di vita precarie, come l’insicurezza abitativa.
Fattori protettivi e declino degli interventi
Accanto ai fattori di rischio, lo studio ha anche evidenziato alcuni fattori protettivi, come la partecipazione al programma WIC (Women, Infants, and Children), che fornisce supporto nutrizionale alle madri a basso reddito. Tuttavia, la partecipazione al WIC è diminuita nel tempo tra i gruppi più vulnerabili, riducendo così un’importante difesa contro le nascite pretermine.
Ricevere cure prenatali regolari è un altro fattore chiave per prevenire la nascita prematura. Le madri che partecipano a visite mediche frequenti hanno maggiori possibilità di essere monitorate attentamente per condizioni di rischio, ricevendo così trattamenti preventivi tempestivi. Purtroppo, molte donne incinte appartenenti a minoranze o a gruppi socioeconomicamente svantaggiati non ricevono cure adeguate, aggravando ulteriormente la situazione.
Strategie per ridurre il rischio di nascite pretermine
I risultati dello studio indicano chiaramente la necessità di un miglioramento delle cure prenatali, con particolare attenzione ai gruppi più a rischio. Gli operatori sanitari devono essere più attenti nel fornire informazioni e consigli sulle misure preventive, come l’uso di aspirina a basso dosaggio per le donne con ipertensione o storia di parto pretermine. Inoltre, screening regolari per infezioni sessualmente trasmissibili e l’accesso a servizi di supporto psicologico sono fondamentali per ridurre il rischio.
È essenziale anche migliorare la partecipazione ai programmi che garantiscano alle donne di ricevere il supporto necessario durante la gravidanza. A questo scopo, potrebbe essere utile un approccio più strutturato e rispettoso nei confronti delle esigenze delle donne incinte, per aumentare l’adesione a tali programmi.
Il futuro delle cure prenatali: soluzioni digitali
Uno degli approcci innovativi proposti dai ricercatori è lo sviluppo di piattaforme digitali come “Hello Egg”, che mira ad aiutare le future mamme a comprendere meglio i loro rischi individuali e a identificare gli interventi più adatti alle loro esigenze. Queste tecnologie potrebbero facilitare la comunicazione tra le donne e i loro fornitori di assistenza, promuovendo un piano di gravidanza personalizzato che tenga conto dei rischi specifici.
Lo studio sull’efficacia di queste piattaforme potrebbe rivelarsi decisivo nel migliorare la consapevolezza delle donne incinte e, in ultima analisi, nel ridurre il tasso di nascite pretermine.
Fonti
Laura Jelliffe-Pawlowski et al.
“Fattori di rischio e protezione per il parto pretermine tra i gruppi razziali, etnici e socioeconomici in California”.
JAMA Network Open (2024)