In questa guida approfondiamo il tema dei danni tanatologici: cosa sono, quando sono risarcibili e come si calcolano. Vediamo anche come ottenere l’assistenza legale gratuita per ottenere il risarcimento integrale dei danni subiti.
Le vittime che subiscono un pregiudizio hanno infatti diritto al risarcimento danni, patrimoniali e non patrimoniali (danno biologico, morale, esistenziale e catastrofale).
L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto e l’Avvocato Ezio Bonanni, che ne è presidente, difendono da decenni le vittime di esposizioni dannose come quelle all’amianto. Le vittime dell’asbesto e di tutti i patogeni sul luogo di lavoro possono fare richiesta del risarcimento integrale dei danni.
Infatti, come conferma l’ultima monografia IARC, le fibre di asbesto, se inalate o ingerite, provocano processi infiammatori e portano all’insorgere di gravi patologie asbesto correlate. Per questo è importante evitare ogni esposizione. L’ONA promuove la prevenzione primaria, unica possibilità di vincere la lotta all’amianto.
Purtroppo i materiali in amianto sono ancora diffusi in Italia in edifici privati e pubblici. Per questo è necessario che ogni cittadino segnali la presenza di siti contaminati attraverso l’App Amianto.
Danni tanatologici: cosa sono e definizione
Indice dei contenuti
Il danno tanatologico può essere definito come il danno conseguente alla sofferenza patita dal defunto prima di morire, a causa delle lesioni fisiche derivanti da un’azione illecita compiuta da terzi.
ll danno tanatologico, conosciuto anche come danno da perdita della vita, rappresenta una forma di danno non patrimoniale (ex art. 2059 c.c.).
Nonostante il bene vita non sia esplicitamente menzionato nella Costituzione italiana, è considerato un bene giuridico inviolabile, riconosciuto tra i diritti inviolabili dall’art. 2 della Costituzione. Inoltre, è tutelato dall’art. 2 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e dall’art. 3 della Dichiarazione universale dei diritti umani.
Il danno tanatologico si verifica in caso di decesso senza un apprezzabile lasso di tempo tra la lesione e la morte. Questo implica che la morte sia presumibilmente causata esclusivamente dalla lesione subita, escludendo altre possibili ragioni per il decesso.
Purtroppo non esiste una normativa uniforme che riconosca il danno tanatologico e ne regoli la risarcibilità, come evidenziato da diverse sentenze discordanti. Attualmente, la giurisprudenza prevalente riconosce l’autonoma risarcibilità del danno catastrofale e del danno biologico terminale trasmissibili iure hereditatis, ma nega la risarcibilità del danno tanatologico in sé.
Risarcimento del danno tanatologico agli eredi
Quindi, questa categoria di pregiudizio non è universalmente accettata nei suoi fondamenti e nei suoi effetti civilistici, soprattutto per quanto riguarda il risarcimento.
Infatti nonostante l’evento del decesso derivante da un comportamento illecito di terzi è solitamente in grado di arrecare un danno alla sfera giuridica della vittima e dei suoi familiari, la questione della trasmissibilità agli eredi è oggetto di dibattito.
L’orientamento prevalente non riconosce l’esistenza del danno tanatologico, poiché mancherebbe un titolare del diritto al risarcimento, considerando che il soggetto leso è deceduto e il diritto al rimborso non sarebbe trasmissibile agli eredi.
Infatti il risarcimento di un bene non patrimoniale può essere ottenuto solo se la vittima è ancora in vita, poiché il diritto alla reintegrazione della perdita si basa sulla capacità giuridica, riconducibile solo a un soggetto esistente (art. 2 c.c).
Breve lasso di tempo tra le lesioni e la morte
Sappiamo che la giurisprudenza distingue due categorie di pregiudizio:
- Iure Proprio: deriva dalla violazione dell’interesse all’intangibilità della sfera degli affetti reciproci.
- Iure Hereditatis: consiste nel danno subito dalla vittima primaria dell’illecito e può essere richiesto dai suoi eredi.
Gli eredi del defunto possono quindi agire in giudizio non solo per i danni direttamente subiti (iure proprio), ma anche per quelli patiti dal coniuge in vita, poi trasmessi agli eredi con la morte (iure hereditatis).
Eppure, poiché il bene vita è fruibile solo dal titolare, non è suscettibile di essere valutato in termini economici. Pertanto, se il decesso avviene immediatamente o poco tempo dopo le lesioni personali, la risarcibilità iure hereditatis del danno tanatologico sembra esclusa dalla giurisprudenza attuale.
La giurisprudenza circa la risarcibilità del danno tanatologico
Questa posizione è confermata dalla sentenza della Cassazione civile sez. un., n. 15350 del 22 luglio 2015: “nel caso di morte immediata o che segua entro brevissimo lasso di tempo alle lesioni non può essere invocato un diritto al risarcimento del danno iure hereditatis. Se, infatti, è alla lesione che si rapportano i danni, questi entrano e possono logicamente entrare nel patrimonio del lesionato solo in quanto e fin quando il medesimo sia in vita”.
Anche le Sezioni Unite hanno specificato che il danno tanatologico non è risarcibile se il decesso avviene immediatamente o poco tempo dopo le lesioni personali.
Al contrario, la Cassazione civile, sentenza n. 15706 del 2 luglio 2010, afferma che la lesione dell’integrità fisica con esito letale può configurarsi come danno risarcibile agli eredi solo se è trascorso un periodo apprezzabile tra le lesioni subite dalla vittima del danno e la morte.
La Corte di Cassazione, nella sentenza 1361/2014, invece ha riconosciuto per la prima volta il diritto al risarcimento del danno da morte trasmissibile iure hereditatis agli eredi, ribadito successivamente nella sentenza 5056/2014, precisando che la perdita della vita costituisce un danno risarcibile in sé.
Come valutare e calcolare il danno tanatologico
Per determinare e calcolare il risarcimento del danno tanatologico, è possibile fare riferimento alle Tabelle del Tribunale di Milano, specificamente progettate per la compensazione del danno non patrimoniale.
Il calcolo del risarcimento tiene conto di vari parametri:
- Rapporto di parentela: maggiore è la vicinanza con la vittima, maggiore sarà il danno.
- Età della vittima: il danno sarà più elevato se la vittima era più giovane al momento del decesso.
- Età del congiunto superstite: un danno più elevato si verifica quando il congiunto superstite è più giovane.
- Rapporto di convivenza: la frequenza e la costanza della convivenza influenzano l’entità del danno.
- Composizione del nucleo familiare: la presenza di più congiunti dello stesso grado di parentela può ridurre il danno.
Rapporto di parentela | Valore minimo | Valore massimo | Valore medio |
Ogni genitore | 165.960 euro | 331.920 euro | 248.940 euro |
Per ogni figlio | 165.960 euro | 331.920 euro | 248.940 euro |
Ciascun fratello | 24.020 euro | 144.130 euro | 84.075 euro |
Per ogni coniuge | 165.960 euro | 331.920 euro | 248.940 euro |
Ogni nonno | 24.020 euro | 144.130 euro | 84.075 euro |
Personalizzazione e prescrizione del danno
Gli importi determinati dalle tabelle devono essere adattati attraverso una personalizzazione del danno che tenga conto delle circostanze specifiche del caso. È necessario considerare le reali sofferenze della vittima, valutando la durata e la gravità dell’atto illecito che ha portato alla morte.
Per quanto riguarda la prescrizione del diritto al risarcimento, la richiesta deve essere presentata entro 14 anni dalla prima volta, a meno che non vi sia una sentenza penale definitiva. Nel caso di omicidio stradale aggravato da guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti, il termine si estende a 36 anni.
Assistenza legale ONA: danni tanatologici
Per ottenere il risarcimento integrale dei danni subiti dalla vittima e per la trasmissibilità ai familiari, l’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto e l’Avvocato Ezio Bonanni forniscono consulenze legali gratuite. Formiscono assistenza alle vittime di amianto e altri patogeni sul posto di lavoro e a chiunque abbia subito un danno causato da un illecito. Forniscono assistenza legale anche ai famigliari delle vittime per il risarcimento dei danni subiti dal defunto e iure proprio.