La legislazione amianto è un tema articolato e ci sono alcuni specifici testi di riferimento. L’amianto, chiamato anche asbesto, che comporta seri rischi per la salute: la IARC ne ha certificato la cancerogenicità e sono numerose le malattie correlate a questa sostanza.
Oggi è dunque vietato dalla legge, ma purtroppo è ancora molto diffuso sul territorio perché fino a prima del divieto del ’92 era molto presente in numerose applicazioni. L’Italia infatti era uno trai maggiori produttori al mondo di amianto: il primo Paese in Europa e secondo al mondo soltanto solo l’ex Unione Sovietica.
I rischi per la salute da amianto sono prevenibili in qualche modo? La risposta è sì, ma un’azione efficace di prevenzione si può avere soltanto con la bonifica definitiva dei luoghi contaminati. Da anni l’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) e dell’Osservatorio Vittime del Dovere, lotta per raggiungere questo obiettivo e lo ribadisce in tutte le sedi, istituzionali e non. Ne va della tutela della salute e dei diritti delle povere vittime e dei loro familiari, ammalati per colpa dell’esposizione ad amianto. Per ottenere una consulenza gratuita, per sapere quali sono i tuoi diritti, chiama il numero verde 800.034.294. Avrai risposte in tempi brevissimi.
Legislazione amianto: quali sono i testi di riferimento
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Esistono diverse leggi sull’amianto. Innanzitutto c’è la Legge 257 del 1992 che ne ha vietato in modo assoluto la produzione, la commercializzazione e l’utilizzo in Italia. E per commercializzazione si intendono anche le esportazioni e le importazioni. Se da un lato però questo testo ha fatto divieto assoluto per l’amianto in Italia, dall’altro non ha dato un vero input alle bonifiche e quindi oggi ancora abbiamo sul territorio italiano oltre 40 milioni di tonnellate di amianto, in migliaia di siti e micrositi, che nel frattempo continua a provocare danni alla salute delle persone.
Poi c’è un intero capitolo, il Capo III, dagli articoli 248 al 265 del Testo unico per la Sicurezza sul lavoro (D.Lgs. 09 aprile 2008 n. 81) che parla delle responsabilità dei datori di lavori e dei diritti dei lavoratori in tema di amianto. Dall’individuazione della presenza di amianto alla misure di sicurezza da adottare, fino alle sanzioni in caso di inosservanza.
Relativamente all’aspetto ambientale, non si può non citare il Codice dell’ambiente (D.Lgs. n. 152/2006), che prevede le norme per lo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto (Parte IV). Per la legge italiana l’amianto è un rifiuto pericoloso e come tale deve essere identificato, imballato in contenitori a tenuta stagna e smaltito. I codici CER dei materiali contenenti amianto (MCA) o delle lavorazioni/manipolazioni dell’amianto sono:
- 06 – Rifiuti dei processi chimici inorganici
- 10 – Rifiuti prodotti da processi termici
- 15 – Rifiuti di imballaggio, assorbenti, stracci, materiali filtranti e indumenti protettivi (non specificati altrimenti)
- 16 – Rifiuti non specificati altrimenti nell’elenco
- 17 – Rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione (compreso il terreno proveniente da siti contaminati).
Altre disposizioni legislative sull’amianto in Italia
Tra le altre disposizioni legislative sull’amianto ci sono:
Si tratta del provvedimento attuativo della Legge del ’92. Indica quali sono gli strumenti per effettuare i rilievi e le analisi da eseguire sui rivestimenti degli edifici; nonché la pianificazione e la programmazione e le procedure da seguire nelle attività di rimozione.
La legge 93/2001 (Disposizioni in campo ambientale) è stata redatta per il rifinanziamento della mappatura dei siti con amianto sul territorio nazionale e per accelerare le bonifiche urgenti.
Con il D.M. 101/2003 si è attribuito al Ministero della Transazione Ecologica (MITE) il compito di realizzare, di concerto con le Regioni, il censimento dell’amianto sul territorio. Per il Piano Nazionale Amianto entro il 30 giugno di ogni anno, le Regioni e le Province autonome devono obbligatoriamente trasmettere al MITE i dati relativi alla presenza di amianto sui territori di propria competenza. L’INAIL, in base ad una convenzione proprio con il MITE, ha realizzato una Banca Dati Amianto: sono attualmente circa 108.000 i siti individuati e la mappa non è ancora completa.
L’impegno dell’Europa nella lotta all’amianto
Anche l’Europa sta facendo la sua parte nella lotta contro l’amianto. Ed ha anche preso spunto dall’Italia per emanare i primi documenti.
Si tratta di una direttiva comunitaria che ha lo scopo di proteggere la salute dei lavoratori dai rischi causati dall’esposizione all’amianto. Il provvedimento riprende la legislazione emanata in Italia e la amplifica a livello europeo.
Con questo atto il Parlamento europeo ha raccomandato alla Commissione l’avvio di iniziative per la protezione dei lavoratori dall’esposizione all’amianto. Invita inoltre la Commissione a presentare una strategia europea per la rimozione dell’amianto (European Strategy for the Removal of All Asbestos – ESRAA), basandosi su alcuni punti chiave. Su tutti, l’introduzione di norme in tutti i Paesi dell’unione per rimuovere in sicurezza l’amianto durante le ristrutturazioni e la rimozione, onde evitare ulteriori vittime.
Si tratta di un atto di indirizzo che punta all’aggiornamento della direttiva del 2009. Il documento vuole dare seguito all’impegno della Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, di presentare un Piano anticancro per il periodo 2021-2027.
Il 3 ottobre 2023 il Parlamento europeo ha ulteriormente modificato la direttiva 148/2009/CE riguardante le norme a tutela dei lavoratori dai rischi per la salute dovuti all’esposizione ad amianto. Ha così deciso di “abbassare il livello a 0,002 fibre di amianto per cm³, escluse le fibre sottili, o a 0,01 fibre di amianto per cm³, incluse le fibre sottili”.
Legislazione amianto: valutazione del rischio e prevenzione
La legislazione amianto di riferimento più importante in Italia, dopo quella di divieto assoluto del ’92, è il Testo unico per la Sicurezza sul lavoro. Tale legge impone una serie di misure di sicurezza (compresa la messa a disposizione di adeguati Dpi – dispositivi di protezione individuale) e di verifiche prima, durante e dopo l’accertamento della presenza di amianto sul luogo di lavoro.
Come forma di prevenzione assoluta, la legge impone ai datori di lavoro di indagare sull’eventuale presenza di asbesto prima di effettuare lavori di ristrutturazione o di demolire manufatti. Insomma è responsabilità dei datori di alvoro adottare “ogni misura necessaria volta ad individuare la presenza di materiali a potenziale contenuto d’amianto“. Tale valutazione del rischio si deve porre in essere ogni qualvolta si presentino “modifiche che possono comportare un mutamento significativo dell’esposizione dei lavoratori alla polvere proveniente dall’amianto o dai materiali contenenti amianto” (art. 249 D.Lgs. 09 aprile 2008 n. 81).
Inoltre, la concentrazione delle polveri deve essere sempre ridotta al minimo, ed in particolare al di sotto del valore limite fissato dall’articolo 254, che equivale a “0,1 fibre per centimetro cubo di aria, misurato come media ponderata nel tempo di riferimento di otto ore“. Se si supera tale soglia, i lavori deveono essere fermati e non possono riprendere finché non sia stata individuata la causa e non vi sia posto rimedio.
Consulenza amianto: legislazione e diritti
Scorrendo le pagine del Libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed.2022 dell’avv. Bonanni ci si può rendere conto di quanto sia grave la situazione nel nostro Paese relativamente ai casi di malattie legate all’amianto. Il quadro generale è drammatico.
Con le associazioni Osservatorio Nazionale Amianto e Osservatorio Vittime del Dovere, l’avv. Bonanni ha inteso quindi dare assistenza alle vittime, a partire da una consulenza gratuita e scritta, per dare sostegno alle vittime e alle loro famiglie; dare corrette informazioni; fornire assistenza legale fino ad arrivare a processi legali e risarcimenti.
Ricevere la consulenza gratuita è facilissimo: basta chiamare il numero verde 800.034.294 oppure compilare il form per essere ricontattati.